Dopo Il vento che accarezza l'erba (Palma d'Oro 2006), l'Irlanda è solo nel titolo del nuovo Ken Loach: Route Irish, da noi L'altra verità. Un film duro: due amici, una donna in comune, un'infantile felicità nella Liverpool '70, che Fergus (Mark Womack) e Frankie (John Bishop) perderanno 30 anni dopo in Iraq, stipendiati con 10mila sterline al mese esentasse per fare i contractor, uomini di sicurezza privata. Nel settembre 2004, è l'ex parà Fergus a persuadere Frankie a raggiungerlo a Baghdad: sulla Route Irish, la via che collega la Green Zone all'aeroporto, la più pericolosa la mondo. Su quell'asfalto Frankie rimane tre anni dopo, ma Fergus non ci sta e indaga, dando libero sfogo alla propria furia. Nemmeno Rachel (Andrea Lowe), il terzo vertice del triangolo, potrà contenerlo...
Scritto dal sodale Paul Laverty, Route Irish non si inserisce agevolmente nella filmografia di Ken il rosso: è un urlo di rabbia che accompagna il pugno nello stomaco dello spettatore. Sì, Loach è infuriato: l'impunità che copre i delitti e l'avidità delle compagnie di sicurezza private, e, ancor più in alto, dei governi che le utilizzano dall'Iraq all'Afghanistan, proprio non gli va giù, e allora rincara la dose, anzi va in overdose, riempiendo lo schermo di schiaffi, pugni, tortura (waterboarding) ed esplosioni.
Abbandonata la retta via solidale e proletaria, sfodera il pugnale e colpisce nel mucchio, senza salvare nessuno, nemmeno se stesso: non grazia il suo Fergus, eroe mancato e vendicatore cieco; non Rachel, di cui stigmatizza l'impotenza: non la Legge, in colpevole fuoricampo; non la giustizia privata, destinata al vicolo cieco; non il suo cinema, preda dell'ira.
Una rabbia, un pessimismo (quasi) nichilista che destabilizza pure la camera, che gira attorno cercando di azzannare a testa bassa, e la stessa cifra poetico-stilistica di Loach: il minimalismo e l'umanesimo abituali lasciano spazio a una poco congeniale drammaturgia da revenge-movie, che poco giova alla rotondità psicologica dei personaggi. Insomma, una strada davvero maledetta.