Il primo lungometraggio in lingua inglese dell’“enfant prodige” Xavier Dolan è una riflessione appassionata sul peso della celebrità contrapposto alla solitudine del singolo individuo, spesso dimenticato quando costantemente esposto alla luce dei riflettori.

La storia dell’amicizia epistolare tra la star del piccolo schermo che regala il titolo al film (Kit Harington) e il giovanissimo Rupert (Jacob Tremblay) viene sviluppata in un puzzle emozionale che parla di crescita, presa di coscienza, rottura delle convenzioni sociali, debolezza e infine perdita.

Come al solito l’approccio del cineasta canadese alla storia che intende raccontare è sfrontato, ricchissimo di spunti, a tratti strabordante nel tentare di immergere il pubblico dentro il vortice audiovisivo.

Il desiderio di mettere in scena le emozioni provate dai suoi personaggi porta Dolan a sovraccaricare molte situazioni, perdendo spesso il filo del racconto.

La mia vita con John F. Donovan si dimostra fin dalle prime scene un’opera con un fulcro narrativo troppo debole per sopportare tutto quanto il suo autore vi ha inserito.

Dopo averlo più volte rimontato per ridurne la durata – il personaggio della giornalista interpretata da Jessica Chastain è stato ad esempio del tutto eliminato – Dolan ha assemblato un film ricco di fascinazioni pop che però non si uniscono tra loro.

Come nei lavori precedenti del regista anche qui troviamo scene sapientemente orchestrate: l’uso della macchina da presa fuso al ritmo sincopato del montaggio e a canzoni popolari regalano al pubblico uno spettacolo come sempre elaborato.

In questo caso però una maggiore attenzione alle sfumature, al non-detto o a ciò che avrebbe dovuto essere magari anche soltanto sussurrato, avrebbero aiutato il film a essere più incisivo.

Rimane il melodramma sfavillante, genere in cui Xavier Dolan è innegabilmente maestro. Ma La mia vita con John F. Donovan non possiede purtroppo l’anima pulsante e dolorosa di altri film sferzanti come ad esempio Mommy. Rimane certamente la forma, che è pur sempre qualcosa. Ma non abbastanza…