E' raro che un'opera prima riesca e soprattutto che riesca a commuovere. Ce l'ha fatta Alessandro Capitani con In viaggio con Adele, una commedia intelligente e delicata sulla diversità. Merito sicuramente anche di un azzeccatissimo cast composto da Alessandro Haber e Sara Serraiocco e da Isabella Ferrari, un po' più nell'ombra, ma altrettanto brava e centrata. Contribuisce ovviamente al risultato una sceneggiatura forte firmata da Nicola Guaglianone (per intenderci, Lo chiamavano Jeeg Robot e Indivisibili).

Lui (Aldo-Haber) è un uomo cinico e ipocondriaco, che recita a teatro, ma che sogna di entrare a far parte del mondo del cinema. Per la precisione, spalleggiato dalla sua agente e occasionale compagna di letto Carla (Ferrari), si trova alla vigilia della sua grande opportunità: un provino per il ruolo da protagonista nel nuovo film del regista francese Leconte (presente anche in un piccolo cameo nel film) su Cyrano al fianco di Marion Cotillard.

Lei (Serraiocco, giovane attrice che esordì al cinema come interprete del film Salvo di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia) è una ragazza speciale, libera da freni e inibizioni, che indossa solo un pigiama con le orecchie da coniglio e che non si separa mai dal suo gatto immaginario, colorando il mondo di Post-it, dove scrive tutto quello che le passa per la testa.

I piani di Aldo saranno sconvolti quando scoprirà di essere il padre della ragazza "con la testa tra le nuvole". Lungo un viaggio on the road su una vecchia cabrio attraverso la Puglia i due piano piano inizieranno ad amarsi proprio come un padre e una figlia.

Capitani, vincitore del David di Donatello nel 2016 per il miglior cortometraggio con Bellissima, ci regala una storia che tocca la nostra emotività nel profondo, ma che rimane al tempo stesso leggera.

Non c'è solo il rapporto tra un padre e una figlia, ma c'è una riflessione su ciò che è considerato normale e sulla paura della diversità. Insieme al protagonista impariamo a non avere paura dell'altro, delle malattie, dei germi, dei sentimenti, della pazzia e in generale della vita.

Perché Aldo, come tanti di noi, e come gli dirà la giovane "non tiene paura di morire, ma di vivere". Un'affermazione che ci farà capire ben presto quanto la normalità sia un concetto relativo e come talvolta i così detti folli siano più saggi delle persone "normali". 

Al buon esito del film contribuiscono poi le musiche originali di Michele Braga e la fotografia di Massimiliano Kuveiller. In più alcune scene (come quella dei tampax) e le battute su Servillo e Margherita Buy  e insomma sul mondo del cinema in generale danno sicuramente un tocco di ironia davvero originale e apprezzabile.

Splendido poi il finale con il sottofondo musicale della stupenda Life on Mars di David Bowie cantata da Aurora. Brividi e lacrime.