La storia è da far tremare i polsi. Tutto parte da Echelon, la stazione di ascolto in grado di monitorare, più o meno legittimamente, qualsiasi telecomunicazione nel mondo. Il protagonista è James Wagley, travet dello spionaggio con un passato sentimentale a Roma, a cui ha rinunciato per non compromettere il diretto superiore. L'occasione per riscattare la sua grigia esistenza gli viene offerta da un'immota Maya Sansa, scambiata, a causa di una serie di sfortunate coincidenze, per un'agente segreto. I cattivi, temendo che possa far saltare un affare milionario, tentano di eliminarla. Come destato da un'iniezione di Gerovital, il buon James la raggiunge a Roma per proteggerla. Inizia così un viaggio nelle più belle località italiche, incentrato sul binomio cinema-turismo. La vicenda si trascina tra fiacchi colpi di scena, faticosi dialoghi e numerose sequenze al rallentatore da cui il giovane regista si fa prendere la mano, per rimediare ai vistosi buchi di sceneggiatura. Se il problema degli americani è sempre stato quello di scimmiottare il cinema europeo, invertendo i fattori il prodotto non cambia. Il risultato di In ascolto è infatti interlocutorio. Trasmette inadeguatezza al genere, perché manca di forza proprio in quei raccordi narrativi che sono la forza dei film complessi. Sembra che il regista, pur tecnicamente preparato, non abbia saputo padroneggiare gli ingredienti della storia, né abbia ricevuto un grande aiuto da un cast a dire il vero raccogliticcio.