La migrazione narrata in soggettiva è uno dei temi ricorrenti delle Giornate degli Autori 2009. Così dopo l'atteso Honeymoons, nuovo lungometraggio di Goran Paskaljevic, arriva anche Harragas, produzione francoalgerina diretta da Merzak Allouache, nato ad Algeri, cresciuto professionalemente in Francia e tornato poi a raccontare il suo paese attraverso il cinema. Gli Harragas sono i migranti che dal Magreb "bruciano", tentano la fuga per arrivare sulle coste della Spagna o in Francia. Rachid, Nasser e Imène progettano proprio di raggiungere in barca le vicine coste della Spagna dove finalmente poter trovare una nuova dignità per la loro giovinezza. La traversata in mare si trasforma in una piccola epopea al termine della quale i tre si ritrovano, increduli e affannati, sulle sabbie iberiche. Appena ritemprata dal tepore della speranza la fuga dei ragazzi, come già quella di molti altri dei loro amici, si tramuta prestissimo in un drammatico passo falso: i loro destini sono ricondotti verso le patrie sponde.
Allouache ha scelto la via d'una narrazione minimalista, di pochi mezzi, uno stile di chiara ispirazione documentaristica. Girato in alta definizione (digitale) e interpetato da attori di teatro scelti tra le giovani leve locali, Harragas riesce a contenere insieme l'urgenza di possibilità e la paura dei ragazzi che cercano lontano dall'Africa una vita migliore, la concreta impressionante vicinanza della morte il dolore e la frustrazione per quelli che accettano di rischiare tutto in cambio solo dell'apertura d'un orizzonte nuovo seppur incerto. Senza cadere nella retorica, accordando l'emozione alla concretezza Allouache racconta con rara efficacia una parte importante del tempo presente.