Metafora dello scontro tra una realtà spietata, come quella della guerra israelo-palestinese dal punto di vista di civili bloccati nel mezzo, e gli scudi di fantasia e distrazione che un bambino può schierare, specie quand’è innamorato.

Un foglio con un disegno, una dichiarazione d’amore anonima lasciata nell’armadietto. Così comincia 1982 di Oualid Mouaness, in selezione ufficiale alla Festa del Cinema di Roma. Con rare, ma decisive, intrusioni della fantasia a schermo, tradotte in integrazioni animate, la narrazione prosegue sui due piani paralleli della scuola e della società al di fuori. Una società in costante attesa, e paura, che il conflitto incessante arrivi a toccarla.

E succede proprio questo, con accostamenti crudi, efficacissimi ai limiti del surreale: il passaggio della milizia intravisto dal cortile o la visione di navi da battaglia durante la prova di matematica. Quale può essere la reazione dei bambini, alla notizia che gli esami di fine anno sono annullati? Quanto a fondo possono intuire, nella reticenza forzata degli adulti? Adulti che, peraltro, non vengono ignorati affatto dal regista e che, anzi, con poche pennellate diventano guardiani di una transizione, quella scolastica, che trascende e si trasforma in qualcos’altro.

Non è più la conoscenza che si mette alla prova, tra i banchi, ma la capacità di vivere e trovare il proprio posto in un mondo ostile, compito arduo per studenti e insegnanti, anzi, forse più semplice per i primi. Ma la domanda, per tutti, è la medesima: c’è spazio per l’amore?