14 chilometri. Tanti ne misura lo Stretto di Gibilterra. 14 chilometri per lasciarsi l'Africa alle spalle e mettere i piedi in Europa, terra dei balocchi dove nessuno piange miseria, che i soldi stanno anche sotto i sassi. Buba ne è convinto, tanto da vendere tutto ciò che ha e partire col fratello Mukela per il più disperato dei viaggi della speranza. Vi si unirà anche Violeta, in fuga da un matrimonio che non vuole. Dal Mali all'Algeria, da qui alla Spagna, su camioncini stracarichi e piedi sfasciati, strade di fortuna e barconi come bare sul mare. Con loro - a distanza di pudore – Gerardo Olivares, che filma con 14 Kilometros l'odissea senz'epica dei dannati del pianeta, esuli “da una terra che li odia per un'altra che non li vuole” (I. Fossati). Uno sguardo al servizio dei personaggi, di cui condivide la fatica ma non la disperazione, sfiorando la pietà che non cede alla commiserazione. Genuino, forse persino brado, teso tra l'estasi immobile dei paesaggi e la calma di una natura che avvolge ma non soccorre. Fermo nell'inchiodare la crudeltà del potere sulla croce dei poveri. Morale nel restituire al digitale una forte ragion d'essere, l'occhio sottratto ai pochi per essere rivolto a tutti. Invisibili in primis.