Au revoir Cannes. Ci mancherai. Con te finiscono nel lungo archivio della memoria – virtuale, cartacea, personale o pubblica, a ciascuno la sua - quei giorni di eccezionalità culturale, spocchia cinefila,  nevrastenia redazionale, film mordi e fuggi e scrivi, tappeti rossi e bodyguards (inca…ti) neri, che fanno la fortuna di ogni grande festival e la felicità di noi malati di cinema. Da oggi il circo feriale del grande schermo riprende, con le sue uscite del weekend, le anteprime stampa, le polemiche vere o presunte e sempre buone per riempire le pagine dei quotidiani e delle riviste di settore, gli incassi del lunedì, le previsioni del venerdì, le interviste, le esclusive, i comunicati stampa degli uffici stampa dei film che sono sempre e comunque un evento. 
Riprendiamo dunque, anche se non avevamo mai interrotto perché i piccoli film vanno in sala quando i grandi vanno a Cannes. Ricominciamo da sette nuovi titoli del weekend. Nulla di memorabile, due  val la pena vederli. Il primo è Uomini che odiano le donne, efficace trasposizione del primo romanzo della trilogia Millenium. I fan di Stieg Larsson, lo sfortunato cronista svedese morto qualche anno fa prima di conoscere il successo come scrittore di gialli, lo stanno aspettando da un pezzo. Non rimarranno delusi. Gli altri potrebbero avere una piacevolissima sorpresa nello scoprire che il cinema è ancora in grado di realizzare film capaci di non farti sonnecchiare in poltrona senza perdere la luce dell'intelligenza. Uomini che odiano le donne è fedele al romanzo di Larsson e nello stesso tempo se ne discosta per quel gusto, un po' snob eppure affascinante, di mettere in scena prima di tutto le immagini, ovvero il cinema. Per un blockbuster annunciato non è poco. Se a questo aggiungete un'eroina punk, Noomi Rapace/Lisbeth Salander, che difficilmente si dimentica, tosta, selvaggia e sexy com'è, allora il prezzo del biglietto una volta tanto è un affare. Dalle emozioni forti ai palpiti flebili di due amabili resti: il settantaseienne Karl e la sessantenne Inge, straordinari reduci dell'amore nel sorprendente Settimo cielo, altro fiore all'occhiello della nouvelle vague tedesca e tra le romanticherie cinematografiche più delicate e struggenti degli ultimi anni.  Il resto è noia, o quasi. L'atteso biopic sull'icona dell'eleganza francese, Coco avant Chanel (e Coco è stata celebrata anche a Cannes con Coco Chanel & Igor Stravinski), è una mezza sola: vetusto più che tradizionale, televisivo anziché cinematografico, manierato e poco appassionato, con una deludente Audrey Tautou. Quello collettivo sulla musica blues e soul, Cadillac Records, invece è per veri fanatici dei ritmi afro-americani. Stancanti e ripetitivi – sul versante sci-fi/ horror - Corsa a Witch Mountain, ennesima variazione sul tema dell'invasione aliena, e The Uninvited, spettrale più per l'assenza del regista che per i sottointesi paranormali. Pacifista e sostanzialmente innocuo anche Battaglia per la terra 3D, un'animazione low-budget che va a nozze coi bambini e rilancia la nuova utopia hollywoodiana: il tridimensionale paga. Lunedì sapremo quanto avrà pagato il pubblico.