"L'idea del film ha avuto una lunga incubazione, nasce da un articolo di giornale che lessi qualche anno fa. Raccontava di come la criminalità organizzata si avvalesse di corrieri puliti, persone comuni che non fanno parte del giro criminale". È una storia di cronaca, attuale e realistica quella che ha deciso di raccontare Emiliano Corapi per il suo lungometraggio di debutto, Sulla strada di casa, che sarà nelle sale dal 3 febbraio distribuito da Iris Film, dopo aver fatto un tour de force di Festival un po' ovunque, in Italia e all'estero, riscuotendo numerosi premi tra cui Premio Speciale della Giuria e premio Miglior Interpretazione Maschile al Festival di Annecy 2011.
Un noir on the road tra Liguria e Calabria interpretato da Vinicio Marchioni, che dopo Romanzo criminale (la serie) si trova dall'altro lato della barricata, non più "Freddo" e spietato boss della Banda della Magliana, ma industriale ligure (Alberto) stretto dalla morsa dei debiti che accetta di fare da corriere per un'organizzazione criminale. Nascondendo il motivo dei suoi viaggi alla moglie (Donatella Finocchiaro) pensa così di salvare dalla bancarotta la fabbrica di chiodi lasciatagli dal padre. Ma alla vigilia della partenza per una consegna, un'altra banda di malavitosi sequestra la sua famiglia costringendolo a pagare il prezzo delle sue disperate decisioni. Alberto infatti testardo e orgoglioso, "in un periodo di confusione, per appianare una situazione economica grave, fa delle scelte sbagliate che mettono in crisi la sua identità e la sua capacità di mantenere integro il proprio bagaglio di valori".
"Mi affascinava - spiega il regista - l'idea di raccontare l'esistenza di un uomo perbene costretto dalle circostanze ad abbandonare la propria strada”. Anche Marchioni tiene a sottolineare come il suo personaggio sia “un uomo normale, e il suo dramma racconta sia la crisi economica che quella sentimentale di chi, pur non essendo un criminale, decide di sporcarsi le mani”. Speculare ad Alberto è Sergio (Daniele Liotti) “che viene da fallimenti, ha vissuto frustrazioni e ha cominciato a prendere scorciatoie”. Un uomo incapace di prendersi delle responsabilità, in cerca di catarsi, con cui il protagonista si "scontrerà". Un film indipendente, con sei settimane di riprese e un budget stringato senza finanziamenti pubblici. "I soldi sono di produttori privati - dice il regista ricordando il tormentato iter del film - gli attori e i tecnici hanno accettato di lavorare a rimborso”. Nonostante ciò, ha impressionato l'Hollywood Reporter che si è accorto del film al Festival di Montreal, tanto che - spiega il regista - “sono stato contattato da una casa di produzione che era interessata all'acquisto dei diritti per fare un remake made in Usa". Ma ci tiene a precisare che il suo non è un film di genere, “non mi interessava fare un film di tensione, l'aspetto poliziesco è strumentale alla storia, ciò che emerge è il suo spessore drammatico legato ai rapporti umani, perché prima di tutto parla di noi".