E' l'unico italiano in competizione a Cannes, dopo il podio conquistato l'anno scorso da Gomorra e Il Divo, e porta un film che, a partire dal titolo, è più di una promessa: Vincere, ma Marco Bellocchio non tradisce alcuna ansia da prestazione: "Sono entusiasta di questo film, e a novembre compirò 70 anni, per cui l'inserimento in concorso non mi farà perdere il sonno...".
Sulla Croisette e contemporaneamente in sala con 01 Distribution, lo ritroveremo, dopo Il regista di matrimoni in Un Certain Regard nel 2006, con un film sullo scandalo segreto nella vita di Mussolini: una moglie, Ida Dalser, e un figlio, Benito Albino Mussolini, concepito, riconosciuto e poi negato. Due esistenze cancellate dal mondo e dalla memoria, che la storiografia ufficiale non racconta: "Sono rimasto coinvolto e sconvolto - confessa Bellocchio - dalla tragedia di Ida Dalser, e non ho minimamente pensato a un attacco all'attuale regime" - "regime democratico", si corregge poi.
Una "similitudine col presente - aggiunge Bellocchio - però esiste: Mussolini fu il primo capo di stato a usare la propria immagine in termini innovativi, per i quali vi rimando a Il corpo del duce di Sergio Luzzatto, radicalmente differenti ai politici grigi in cilindro e cravatta dell'epoca giolittiana".
Ma il regista ribadisce di "non aver pensato a Berlusconi, quello semmai toccherà al pubblico, piuttosto sono rimasto traumatizzato da questa atipica tragedia italiana, protagonista una donna diversa da tutti gli eroi antifascisti: Ida Dalser, un'eroina antipatica e rompiscatole, che vuole affermare la sua verità a ogni costo. Questo me l'ha fatta amare, e credo la farà amare anche agli spettatori, perché è l'opposto dell'odierna mediocrità televisiva".
La Dalser, "interpretata da una caparbia e determinata Giovanna Mezzogiorno", finirà i suoi giorni in manicomio, come pure Benito Albino Mussolini, con il volto di Filippo Timi, che interpreta anche il giovane Benito Mussolini: "E' straordinario per aderenza e somiglianza al giovane Mussolini. Filippo è un attore fanatico, come piace a me, perfetto prima a veicolare la naturalezza di Benito e poi la disperazione del figlio". Per entrambi, Dalser e il figlio, "il manicomio è una prigione: non entro nella casistica psicologica, non faccio un affresco veristico, mostro solo la reclusione in manicomio di Ida, caso unico nella storia italiana".
"Un triangolo tra Ida Dalser, il suo rapporto impetuoso e burrascoso con il giovane Mussolini, che a un certo punto vedrà solo al cinema, e il figlio, che ricompare nel finale per chiudere la tragedia", questo sarà Vincere, che utilizza materiale d'epoca, film e cine-giornali "non in senso documentaristico, ma per una grande fusione: dal cinema futurista, ha preso la velocità, è molto incalzante".
Per finire, Bellocchio rivolge lo sguardo alla concorrenza che lo aspetta a Cannes: "Molti nemici, molto onore, diceva Mussolini, ma, scherzi a parte, alla mia età la passione passa per altre strade. Certo, se Vincere piace tanto meglio, ma io non temo nessuno".