"Durante la guerra, il corpo dell'essere umano diventa un oggetto. Il film si concentra su questo, sul corpo come oggetto e la sua sopravvivenza". Shinya Tsukamoto, habitué della Mostra, torna a Venezia in Concorso con Nobi (Fires on the Plain), partendo dal libro di Shôhei Ooka, La strana guerra del soldato Tamura (che nel 1959 Kon Ichikawa aveva già portato sullo schermo), e racconta un episodio della Seconda Guerra Mondiale. 1945, le forze armate imperiali giapponesi sono avvilite e in terribile difficoltà, tagliate fuori dagli aiuti e dalle provviste degli alleati. Braccati dagli americani e dai guerriglieri, i soldati nipponici si troveranno ben presto senza più nulla da mangiare...

"Quando ho visto per la prima volta il film di Ichikawa ero uno studente delle superiori - racconta Tsukamoto, che nel film interpreta il soldato Tamura -. Quel film si concentrava molto sul carattere oscuro dei personaggi, ma si preoccupava poco di ragionare su quello che li circondava, sull'isola filippina e sul paesaggio, cosa che invece ho voluto approfondire io".

Di ritorno alla Mostra dopo Kotoko (che nel 2011 vinse in Orizzonti), di nuovo in Concorso dopo Tetsuo - The Bullet Man (2009), Tsukamoto abbandona le abituali metropoli: "Il cemento di Tokyo, città dove sono cresciuto, ha sempre avuto una forte valenza onirica per me. In questo caso il cemento è sostituito dalla natura, all'interno della quale troviamo un uomo disperato, che deve imparare a sopravvivere. La natura diventa set, il nemico non si vede mai, io volevo riprendere la disperazione degli esseri umani chiamati a competere con la natura".