“Le riprese sono state difficili, in Giappone abbiamo perso la tradizione action: non gli spettatori, ma chi fa cinema. Dicono che non è più possibile, così abbiamo smesso di girare scene spettacolari: questa è stata la mia sfida”. Parola del regista nipponico Takashi Miike, in Concorso a Cannes con il survival-movie Wara No Tate (Shield of Straw), tratto dal romanzo omonimo di Kazuhiro Kiuchi e interpretato da Nanako Matsushima, Tatsuya Fujiwara e Takao Osawa. Un poliziesco ad alta velocità, protagonisti degli agenti che devono scortare a Tokyo un serial-killer che si trasforma in preda ambitissima: il nonno di una piccola vittima gli ha messo una taglia miliardaria...
“Dovere, obblighi, responsabilità: non so se questo sia il tema portante del film, ogni perosnaggio è sfaccettato, perché gli esseri umani sono così, hanno tanti problemi, sfumature diverse. E' una storia di poliziotti e criminali, e sia gli uni che gli altri sono esseri umani, hanno una vita quotidiana, figli, madri: questo è quel che voglio mostrare, con semplicità. Amore, odio, tutto quel che sono gli esseri umani”, dice il regista, che rende tributo al suo maestro Shohei Imamura: “Mi ha insegnato a fare i film con quello che si ha. Talvolta si cerca di essere originali, diversi, ma, appunto, devi fare il film con quello che hai, l'originalità viene dalla naturalezza”.
Forse, gli viene fatto notare in conferenza stampa, il suo cinema sta evolvendo negli ultimi anni verso la classicità: “Non sono io che cambio, è l'ambientazione a decidere come sarà il film, forse per questo sono in evoluzione. Oggi posso vedere dove sono situato nel cienma globale, ma non so dove sto andando: più tradizionale o, forse, l'opposto, chissà. Wara No Tate è un adattamento, dunque, mi si richiedeva di afre un film classico, escludendo qualsiasi originalità. Ripeto, non ho mai imposto la mia originalità sui film che faccio, giro in modo semplice”.
Non solo in Giappone, in questo caso, ma anche a Taiwan: “Dovevo bloccare delle autostrade, impiegare tante auto della polizia e, soprattutto, girare su un treno ad alta velocità: le ferrovie giapponesi me l'hanno impedito per ragioni di sicurezza, per cui ho girato a Taiwan, dove sono in circolazione gli stessi treni”.