E' un esordio folgorante quello di Kim Rossi Stuart, che debutta dietro la macchina da presa con Anche libero va bene e conquista un posto in prima fila al festival di Cannes, dove concorrerà alla Quinzaine des Realisateurs. "Racconto la storia d'amore tra un padre e un figlio" spiega il neoregista, che questa mattina a Roma ha presentato il film insieme agli sceneggiatori Linda Ferri e Federico Starnone e al produttore Carlo Degli Esposti. Anche libero va bene (in Italia uscirà 5 maggio distribuito dalla 01) è interpretato dallo stesso Rossi Stuart, costretto a sostituire all'ultima ora l'attore che avrebbe dovuto interpretare il ruolo del protagonista, da Barbora Bobulova e dagli esordienti Alessandro Morace e Marta Nobili e narra, attraverso gli occhi dell'undicenne Tommaso, la storia di una famiglia divisa, con un padre autoritario costretto a crescere da solo i due figli e una madre, che dopo l'ennesima fuga, irrompe nuovamente nelle vite del marito e dei due ragazzi. "E' un film con il quale ho cercato di volare alto - ammette il regista - ma essendo io un bambino dal punto di vista registico, ho pensato fosse giusto partire con un'opera che parlasse d'infanzia". Un'infanzia dura, complicata, fatta di solitudini "ma raccontata in maniera sincera, originale e senza pregiudizi" chiarisce Rossi Stuart. "Sono personaggi moderni, costretti a fare i conti con problematiche attuali, ma non è mai stata mia intenzione giudicare i due genitori, di cui ho cercato di descrivere le personalità senza definirle totalmente in maniera negativa. Nanche il personaggio della madre, interpretato magistralmente  dalla Bobulova, una donna lontana dall'essere semplicemente una casalinga annoiata, ma che è invece vittima di una nevrosi che la fa sprofondare nel baratro e quando avviene l'unica salvezza è la fuga dalla sua vita e dall'amore che prova per i suoi figli". Da molto tempo  Kim Rossi Stuart desiderava girare un film come regista, "già a 22 anni sentivo che questa sarebbe stata la mia strada" racconta. "Il passaggio dietro la macchina da presa è stato molto naturale, anzi ho aspettato anche troppo - continua -. Soprattutto negli ultimi anni, quando ho rinviato più volte per lavorare prima con Roberto Benigni in Pinocchio e poi con Gianni Amelio in Le chiavi di casa e Michele Placido in Romanzo criminale. Determinante è stato il lavoro con Amelio, "avevo scritto Anche libero va bene prima di lavorare a Le chiavi di casa, ma non potevo rinunciare a spiare il suo modo di lavorare con i bambini, anche se quello di Andrea Rossi era un caso tutto particolare". Nonostante l'ottima accoglienza, Anche libero va bene non mancherà di sollevare qualche polemica per una bestemmia pronunciata dal padre in momento di rabbia: "Non è una provocazione - chiarisce Rossi Stuart -  ma un grido di dolore che sfugge a Renato quando sente di avere totalmente perso fiducia nella vita, e fiducia in fondo non è che un sinonimo di fede.