Dato per certo in una delle sezioni di Cannes anche se Marco Bellocchio doverosamente si tiene per sé quello che ormai è un segreto di Pulcinella, Il regista di matrimoni parla proprio di quanto il titolo racchiude. Franco Elica, maestro del cinema contemporaneo, è alle prese con l'ennesima trasposizione dei Promessi sposi, quando un'irruzione dei Carabinieri fa chiudere la produzione. Per lui arriva obbligatoriamente il momento di prendersi una pausa di riflessione, di dare un senso alla vita e al proprio mestiere. Trova rifugio in una Sicilia arcaica e misteriosa e per una strana serie di circostanze si trova a dire di sì a una proposta lontana dalla sua natura, girare il filmino di matrimonio di una principessa triste della quale finisce per innamorarsi al primo sguardo. Una trama che suggerisce come questa potrebbe essere l'opera più autobiografica di Marco Bellocchio, che pure prende le distanze dalla tesi nascondendosi dietro l'idea che ogni film racconta qualcosa di chi li ha creati: "Tutto è autobiografico. Le immagini dipendono dalla mia avventura personale, non c'è però dell'autobiografia diretta, sebbene singoli episodi o personaggi mi riportino al passato".  Autobiografia o meno, nel film i cineasti sono addirittura tre. Oltre ad Elica, interpretato con passione e intensità da Sergio Castelitto, in scena figurano infatti il mestierante Baiocco che vive filmando cerimonie e il regista famoso ma in astinenza di premi importanti Smamma, un teso e nevrotico Gianni Cavina.  "Sono tre aspetti diversi dell'essere autore - spiega Bellocchio -, e ognuno ha a che fare con la realtà che viviamo. Prima gli italiani erano un popolo di artisti, ora sono un popolo di registi. E' un elemento sociologicamente importante, ma che poco ha a che vedere con quella ricerca che dovrebbe caratterizzare il lavoro di un cineasta. In anni dominati da una televisione che ci dice che creare immagini è alla portata di tutti, penso che l'idea di identità sia seriamente minacciata dalla recita della realtà, cosa che invita a fare Baiocco. Legittimo invece che un artista rivendichi, come nel caso del personaggio di Smamma, un riconoscimento pubblico pur se in definititiva esteriore, mentre Elica fa un percorso inverso e persegue una ricerca intima e personale. La salvezza è raggiungere un'identità che possa fare a meno di qualsiasi premio". Suggestioni profonde cui Sergio Castellitto fa volentieri eco: "Credo si debba sempre rivendicare il primato dell'esistenza. Non mi interessano i personaggi che non si confrontano con la vita. In questo senso Il regista di matrimoni è quasi un sequel di L'ora di religione. Là un pittore, Picciafuoco, faceva i conti con il passato, qui un maestro del cinema li fa con il presente. Fugge, ma la sua è una scelta attiva, che lo mette in crisi per poi condurlo verso la luce". Un incontro fortunato, quello tra Castellitto e Bellocchio. Un incontro che l'attore auspica possa proseguire: "Vorrei tanto ci fosse un terzo capitolo. Non capita spesso di essere diretti da un autore che lavora sui dubbi. Marco è spesso in crisi, arriva sul set e sembra non avere le idee chiare. Però la crisi per un artista è il momento più bello perché tu vedi che mentre si blocca sul baratro dell'incertezza è proprio in quel momento che è in grado di cogliere sfumature che altri occhi non vedono. Marco lavora sulle contraddizioni, costruisce su di loro". Una stima e una riconoscenza condivise da Donatella Finocchiaro, protagonista femminile nei panni della principessa Bona, che si dice grata per l'opportunità di un ruolo che è insieme reale e fiabesco. Del resto è lei l'eroina che, come nel romanzo di Manzoni, subisce il peso di un matrimonio che non si deve fare. Niente a che vedere con Lucia, però. Nel film di Bellocchio pulsa la vita, e con essa la passione che caratterizza i rapporti uomo-donna. Ma tra le pighe Il regista di matrimoni è anche un film sull'Italia, su quello che siamo e che potremmo essere. E sarà interessante capire come reagiranno gli spettatori delle duecento sale in cui sarà proiettato. Uno sforzo notevole che la società di distribuzione 01 affronta a sostegno di un autore non facile che pure colpisce al cuore con la forza delle immagini e un linguaggio intensamente emotivi e personali.