“Avevo voglia di raccontare il nostro Paese: con lo sceneggiatore Piero Guerriera, siamo due meridionali, io figlio dell'immigrazione, con tatuato i ricordi di mio padre, la sua disperazione, l'abbandono della terra per fame e per la famiglia. Cetto è nato 8 anni fa, ora arriva al cinema, col desiderio di raccontare l'Italia con comicità e attenzione”. Così Antonio Albanese presenta Qualunquemente, il film che porta sul grande schermo il suo Cetto La Qalunque, il suo celebre politico calabrese cafone e corrotto, depravato e ignorante, nato in televisione nel 2003 all'interno del programma Non c'è problema: prodotto da Fandango e distribuito da 01, sarà in 600 sale venerdì 21 gennaio.
Nel cast , tra gli altri, Sergio Rubini, Lorenza Indovina, Nicola Rignanese, Davide Giordano e Luigi Maria Burruano, è diretto da Giulio Manfredonia (Si può fare), che sottolinea: “E' un progetto originale, azzardato, quasi folle, un film inconsueto per nostro cinema, una bella sfida: da un lato, Cetto è un personaggio forte, conosciuto, netto, una maschera; dall'altra, è un film non collocabile con allusioni a tanti generi, dal sapore raro, surreale, paradossale”.
Ma è un film comico? “Per me è un film comicissimo, la cosa più comica che ho fatto”, dice Albanese, per cui “ è difficile fare comicità in questo paese, non entrare in etichette e sostenere il proprio gusto”. Forse, il problema è che la realtà, vedi Berlusconi, ha superato la fantasia: “Non è colpa mia, il personaggio è nato 8 anni fa, quando si parlava - precisa Albanese -  già di pilu: se oggi è diventato ciellino, non è colpa mia. Il tempo ci scavalca e non, noi ci lavoriamo sopra, non giudichiamo, ma rappresentiamo abbastanza liberamente: un comico deve trovare il modo di andare avanti, che c'è sempre, basta elaborare”.
Ma per Albanese satira non è la parola giusta: “Mi piace parlare di comicità a 360 gradi, satira è un'etichetta spudorata, manovrata: è stata maltrattata come parola”.
Ma Berlusconi ha influenzato la stesura della sceneggiatura? “Mi dovete credere, non ci abbiamo mai pensato, il personaggio nasce da lontano, 8 anni fa, riferendosi a personaggi esuberanti, a questa maschilità che non ho mai sopportato: non volevo mai farsi coinvolgere in qualcosa di troppo immediato e riconoscibile, Berlusconi ci ha anche un po' fermati”. Eppure - prosegue Albanese - “c'è la possibilità di rialzare il capo? Sì, noi siamo ottimisti, per questo abbiamo fatto Qualunquemente, cercando di rendere ridicoli questi personaggi: mafiosi e politici troppo spesso sono decantati, qui, viceversa, sono dei perdenti, non hanno gusto, trattano male le donne. Volevamo far capire alle giovani generazioni che sono cattivi esempi”.
“Il film  è il ritratto dell'immoralità che viviamo e di cui siamo assuefatti”, puntualizza Burruano, per cui “Cetto fa anche simpatia, ma sarebbe da mettere al muro e sparargli. Eppure, lo applaudiamo perché dentro di noi c'è un Cetto”, mentre Rubini, che interpreta lo spin doctor elettorale di Cetto si rivolge alla stampa: “Nell'ultimo periodo nei giornalisti vedo poco coraggio: vi esprimete dopo che l'ha già fatto il pubblico, mentre una volta pensavate di poterlo orientare”.