"Quando ho cominciato non c'erano i giornali rosa e solo una o forse due televisioni. Non capivo neanche che lavoro facevo, avevo una rubrica sull'Europeo, i tavolini del Caffé Paris erano le mie prime scrivanie. Collaboravo con i ragazzi che facevano foto che poi Federico (Fellini) ha chiamato paparazzi. Mi bastava andare in via Veneto” ricorda Enrico Lucherini. Per i suoi 80 anni Roma celebra colui che ha inventato la figura del press agent delle star con la mostra Purché se ne parli. Dietro le quinte di 50 anni di cinema italiano, a cura di Nunzio Bertolami, (dal 13 ottobre 2012 al 6 gennaio 2013 al Museo dell'Ara Pacis) e promossa dall'Assessorato alle Politiche Culturali di Roma Capitale. Una grande esposizione con foto di scena e locandine di oltre 120 film, ritagli di giornale, vignette, disegni e oggetti personali di Lucherini per far rivivere mezzo secolo di cinema attraverso gli occhi di un protagonista d'eccezione. “Un'occasione unica - secondo l'Assessore Dino Gasperini - per conoscere un mondo straordinario, attraverso i suoi segreti, le cose non dette e le immagini non viste, appannaggio di tutta la città nella fase di avvicinamento alla Festa del cinema".
L'agenda di Lucherini sedicenne che contiene i primi bozzetti colorati delle locandine e il conteggio dei giorni di cartellone dei film dell'epoca è il nucleo della mostra, custodita in una struttura in cui risuona il battito del suo cuore, registrato e sintetizzato al computer. Uno stimolo auditivo che si aggiunge a quelli visivi e olfattivi. Nella piccola sala cinematografica allestita al centro dello spazio espositivo, infatti, si può sentire l'odore del legno delle sedie dei cinema degli anni '70 mentre si ammira Un sorriso, uno schiaffo e un bacio in bocca, raccolta di film italiani prodotti dalla Titanus dal 1947 al 1962 commentati da Oreste Lionello. All'ingresso e nella sala del cuore sono proiettati due doc: Enrico LXXV, di Antonello Sarno, presentato a Venezia 2007, e Titanus: un secolo di cinema e televisione sulla celebre casa di produzione.
Ad accompagnare la mostra, curato dallo stesso Bertolami insieme a Francesco Serra di Cassano, il catalogo (Palumbo Editore). “Il libro - spiega Bertolami - si ispira allo stile dell'agenda di Lucherini del '48, un'opera d'arte pop quando la pop art ancora non esisteva”. “Il libro è pop come la mia vita è stata pop” taglia corto Lucherini. Il materiale fotografico, invece, si deve alla paziente ricerca e al lavoro di Claudio Canova della Fotomovie.
Con 830 film lanciati e un vocabolo, “la lucherinata”, entrato ormai nel dizionario della lingua italiana, Enrico Lucherini può dire davvero di aver visto crescere il cinema italiano e quello che vede ora non gli piace nemmeno un po'. “Il cinema italiano di oggi fa cose troppo piccole, la gente non ha molta voglia di andare a vedere dei disperati, Accattone era più allegro de Gli equilibristi. Mi piacciono Sorrentino, Garrone, Virzì, Luchetti, ma per la seconda volta non sono andato a Venezia quest‘anno e non me ne sono pentito”. Anche gli attori e le attrici non sono più quelli di una volta, “dove stanno i Mastroianni o i Volontè? Non si scrivono più i ruoli da Claudia Cardinale, Monica Vitti o Silvana Mangano. Per diventare una star nel passato si diventava moglie di, ora si va nei palazzi del potere e si diventa veline”.
Nonostante tutto però nessun rimorso, “continuerò con la fiction. Ho l'ufficio di fronte casa e quando avrò nostalgia mi basterà aprire la porta. Ho inventato un lavoro che in Italia non c'era e ora voglio inventarne un altro che in America ha grande successo e qui non c'è, ma non vi dirò qual è”.