C'è il verde spelacchiato della Savana e la polvere rossa. Un vento leggero e insistente la solleva da terra. La giraffa è già star, posa maestosa per le foto di rito. Mamma facocero e i suoi piccoli rosicchiano ciuffi d'erba e briciole, nemmeno si accorgono che un terzetto di ippopotami (finti) affiora pigro dalla palude. Poco più in là una proboscide di gomma viene manovrata a mano per un ciak complicato, ma non siamo sul set de La mia Africa. Non lontano da Johannesburg, in una decapottabile grigio metallizzata, ci sono Max Tortora e Christian De Sica, che imprecano perché un enorme elefante ha sbarrato loro la strada. E se De Sica liquida le sue avversità in una battuta ("Anvedi come pulisce i vetri!", dirà della proboscide), Neri Parenti e il resto della troupe sembrano meno spavaldi mentre devono gestire animatronics e getti d'acqua, giornalisti rumorosi e condizioni di luce variabile.
Il 27° cinepanettone Filmauro, Natale in Sud Africa, è tra i più laboriosi. La location non è impervia ma richiede comunque spirito di adattamento e cuore da boy-scout. Il problema è però il clima, instabile in questa lunatica primavera africana. Per il resto, gattopardescamente, ogni cosa cambia perché tutto rimanga com'è: "E' sempre la stessa formula, ma con qualche modifica", sintetizza Parenti, che di cinepanettoni ne ha mangiati parecchi: "Abbiamo due episodi, due coppie di comici, tempi di lavorazione strettissimi (10 settimane, ndr) e io che al solito vivo col montatore. La novità è la location: la scelta del Sudafrica rende tutto maggiormente avventuroso". In verità avrebbe dovuto rendere il film di natale anche un po' più calcistico: "Se ai mondiali le cose per la nostra nazionale fossero andate diversamente ci sarebbe stato un piccolo ritocco di sceneggiatura - rivela il regista - con Panariello in pellegrinaggio nella camera d'albergo di Gilardino". La disfatta azzurra ha suggerito altre strade. Ma l'aneddoto è importante per cogliere uno degli aspetti salienti del cinepanettone: la capacità di assorbire tormentoni per farne punti di forza: così non mancheranno vuvuzela e hit dell'estate, Cesaroni (Max Tortora e la new entry Barbara Tabita), fenomeni giovanili (nel cast la Laura Esquivel del Mondo di Patty) e sex symbol sulla cresta dell'onda - vedi Belen - perché il cinepanettone "è il James Bond della commedia", come dichiara Luigi De Laurentiis, ovvero una macchina produttiva (10-12 milioni di euro il suo budget) che raccoglie tendenze, volti e attrazioni del momento. " L'Africa stessa - conferma l'erede di Aurelio - è lontana dalla sua iconografia: è una terra ricca di appeal, antica e moderna, calda e colorata, con musica all'avanguardia e vino buono".
L'altra caratteristica del cinepanettone è paese che vai, De Sica che trovi: Christian è il totem del film di Natale anche se, parole sue, "a una certa età non puoi fare ancora il ragazzino. Vorrei alzarmi da tavola quando ancora ho appetito". Con la Filmauro ha però un contratto che prevede la sua presenza anche nei prossimi due film. E poi, davvero sarà capace di rinunciare a quella che è ormai "una famiglia", come la definisce lui stesso? Vedremo. Intanto i diversivi non gli mancano: non solo è nel cast del nuovo Amici miei - come tutto ebbe inizio - prequel del capolavoro di Monicelli, sempre diretto di Neri Parenti e prodotto da Filmauro, che uscirà nel 2011 - ma come spalla si ritrova stavolta Max Tortora, che in Natale in Sud Africa prende il posto di Massimo Ghini, coptato nell'altro episodio accanto a Panariello: "Non è che debba lavorare sempre con lo stesso attore. - dice De Sica - L'unica coppia era quella formata con Boldi". E se lui e Boldi erano "Don Chisciotte e Sancho Panza", con Tortora "è come se io fossi Vittorio De Sica - confessa - mentre Max è il figlio Christian". Una metamorfosi che lo porta in vacanza in Sudafrica non per inseguire avventure, ma per passare giorni felici con la seconda moglie Susanna, che Barbara Tabita, l'interprete, definisce una donna "amata, felice e una volta tanto non tradita da Christian". La prima moglie intanto gliel'ha portata via, insieme ai soldi, il fratello Giorgio, per Max Tortora "un disperato, più che un cattivo". Poco cambia: anche lui in Sudafrica in compagnia della ex moglie di Carlo - Marta (Serena Autieri) - rincontrerà il fratello gabbato per una resa dei conti da "ride bene chi ride per ultimo: "Speriamo che alla fine rida il pubblico - conclude De Sica -. Il nostro episodio è pura comicità di parola, mentre l'altro è più di situazione".
L'altro ha per protagonisti Massimo Ghini e Giorgio Panariello, amici con l'hobbie per la caccia grossa. La Savana è la meta ideale per coltivare la comune passione che, ineluttabilmente, assumerà le procaci fattezze di una bella ragazza, Belen Rodriguez, un'entomologa. Finirà per diventare la vera preda dei due cacciatori, per la prima volta in coppia su grande schermo, "anche se il collaudo - premette Ghini - era già avvenuto durante le riprese di Amici miei: solo che quel film lo vedrete dopo questo". Panariello - che esordisce in un cinepanettone - ha meno dimestichezza con la macchina-cinema rispetto al collega, e non lo nasconde: "Per me questa è una palestra: in tv sono abituato ad allungarmi, a improvvisare con le battute. Qui ho imparato a trattenermi perché la commedia ha un suo ritmo, è un meccanismo perfetto". E non importa che il suo personaggio faccia il macellaio come Pio Bove, vecchio cavallo di battaglia televisivo di Panariello, perché "questo qui non è un cinghialone come quello, anzi è completamente diverso".
Ma tra i due contendenti a godere è Belen: "Faccio fare loro quello che voglio". E' lei senza dubbio la vera mascotte di questo cinepanettone. Non che il film di Natale non abbia avuto anche in passato controparti femminili dal grande appeal, ma solo Belen è in grado di monopolizzare un intero circo mediatico. Showgirl capace di passare con disinvoltura dalle passerelle al video, di arricchire giornali di gossip, collezionare copertine e conseguire un consenso bipartisan (apprezzata indifferentemente da uomini e donne), Belen è l'essenza di una femminilità totale, seduttiva ma non indecente, disinvolta però non volgare, prorompente ed eterea, erotica ma non avventata, audace al netto di oscenità. E ha la testa sulle spalle: "Quando il successo arriva così velocemente hai paura che scappi via in un attimo", dice la star argentina, "la ruota gira per tutti, e quando parti da un reality sai bene che puoi fare la stessa fine degli altri, spariti dalla circolazione. Ci vuole intelligenza e furbizia per gestire la popolarità". E senso della realtà: "So bene che gli anni passano e che domani non potrò fare quello che faccio oggi". Con orgoglio rivendica: "A 17 anni sono andata a vivere da sola, a 23 ho partecipato al reality e, da allora, ogni mese passo una mensilità ai miei". E su Corona, il giorno prima delle rivelazioni di Mora, dice: "Su me e Fabrizio si scrivono cose non vere. Sono una ragazza di 26 anni che vive una storia d'amore, come tante altre della mia età. E non diversamente da quelle qualche volta capita di litigare". Sul suo debutto al cinema è più caustica: "Fanno tutto loro, io faccio solo vedere il sedere". Poi, più seria: "Lo spot tv con Christian è stata la mia gavetta d'attrice. Da lui ho imparato i meccanismi della comicità". La sua occasione è ora il cinepanettone: "Mi aspettavo il classico ruolo della bellona, invece il mio personaggio è stato scritto con eleganza". E il futuro? "Di Sanremo non ho nulla da dire semplicemente perché nessuno mi ha mai contattata. Quando finirò questo film, tornerò a casa e dopo una settimana inizierò le riprese di un altro, Se sei così, ti dico sì di Eugenio Cappuccio, prodotto da Pupi Avati". Sarà consacrazione? A Ghini l'ardua sentenza: "Quando feci La riffa con la Bellucci, dissi a Monica che se si fosse innamorata di questo mestiere lo avrebbe fatto alla grande. Cosi è stato. Dirò la stessa cosa a Belen".