Se questa XIII edizione del Far East Film Festival di Udine ha spaziato, come da tradizione, dai grattacieli di Tokyo o di Hong Kong alle foreste della Malesia invitando lo spettatore a viaggiare nell'Asia cinematografica meno frequentata, un motivo ulteriore di interesse, quest'anno, è rappresentato dalla presenza della prima internazionale del primo film mongolo nella storia della kermesse friulana. Operation Tatar, di Baatar Bat-Ulzii, è una più che riuscita black comedy che, come è stato detto dall'autore durante la presentazione al pubblico, “non mostra una Mongolia fatta di praterie, cavalli selvaggi e yurte, ma di uomini che cercano la propria strada tra le periferie di Ulan Bator e non di cavalieri intrepidi alla conquista del mondo”. Dunque, un film lontanissimo dai cliché che ci si attenderebbe e che hanno segnato non poca cinematografia recente sul Paese di Gengis Khan. Una commedia nera poliziesca ambientata tutta in città e particolarmente brillante. Una storia nella quale Taivanaa è un normale impiegato di banca della capitale; quando viene licenziato, la sua vita prende una direzione amara, non riuscendo a comunicare il triste evento alla moglie e alla figlia malata di cancro. Per salvare la piccola dal tumore, ci vogliono cure lunghe e costose. Decide allora di contattare un amico d'infanzia e insieme di cercare dei complici per rapinare la banca dove Taivanaa lavorava. Operation Tatar è un film fresco e autoironico, che riesce a trasmettere un deciso senso di libertà e dove la creatività sopperisce ai limiti finanziari, come accadeva nel cinema thailandese o coreano fino ad una decina di anni fa.
Proprio dalla Corea del Sud arriva un'altra prima internazionale, l'action thriller The Showdown, diretto da Park Hoon-jung e ambientato nella Manciuria del 1619, durante l'impero Ming. Tre soldati coreani sopravvivono ad una battaglia epocale tra le forze cinesi e quelle coreane. Unici sopravvissuti, il comandante della guarnigione, il suo più fidato amico e un disertore si ritrovano bloccati dalla neve all'interno di una locanda. La convivenza forzata rivelerà legami inaspettati e la tensione salirà inesorabilmente col passare delle ore. Film epico piuttosto atipico, dalla solida sceneggiatura e dall'atmosfera claustrofobica, per un gioco al massacro mentale e fisico, in un ventaglio di passioni umane che spazia dall'amore al rancore, dall'amicizia all'invidia, dalla pietà alla brama di potere.