"I  lavori si aprono nello spirito di amicizia che ha sempre caratterizzato i rapporti tra questi due Paesi. In un momento in cui il nostro cinema è  in crisi ci auguriamo di portare nuove potenzialità di rinnovamento." Così Carlo Fuscagni, presidente di Cinecittà Holding, ha aperto oggi a Roma il Forum del cinema italo-francese. "Cinecittà Holding e Unifrance - prosegue Fuscagni - si pongono al servizio del cinema di qualità, attraverso lo sviluppo delle cooperazioni e delle sinergie tra Italia e Francia". Sulla stessa lunghezza d'onda Gaetano Blandini, direttore generale per il cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali: "La massiccia partecipazione degli addetti ai lavori testimonia la bontà di questa iniziativa. Il ministro Buttiglione invia i propri auguri perché questa due giorni di incontri sia proficua". Ma quale è lo status quo del nostro cinema e della cooperazione Italia-Francia? E' Alessandro Usai di Cinecittà Holding a fornire un panel di dati. Per il 2004 le previsioni su dati SIAE degli incassi al box-office nazionale sono di 661 milioni di euro che corrispondono a 115 milioni di spettatori e a un prezzo medio del biglietto di 5,74 euro. Gli incassi nel biennio 2004-2003 e nel quinquennio 2004-2000 registrano rispettivamente un incremento dell'8,6% e del 5,85%. Segno positivo anche per le presenze: +9,49% (2004-2003) e +3,51% (2004-2000). "Ovviamente - sottolinea Usai - i tassi di crescita sono influenzati anche da un solo blockbuster, capace di portare al cinema una fascia di pubblico che altrimenti avrebbe disertato le sale." Dai medesimi dati si evince poi come il prezzo del biglietto sia aumentato proporzionalmente in misura maggiore delle presenze in sala. In aumento anche il numero di schermi: dai 2.948 del 2000 si è passati ai 3.566 del 2003 e ai 3.593 del 2004 con una crescita percentuale nell'ultimo biennio dell'0,76 e nel quinquennio 2004-2000 del 5,1. Usai ha fornito i dati dei film prodotti nel nostro Paese, basati sui visti della censura: dai 103 film del 2000 (87 produzioni nazionali, 7 co-produzioni maggioritarie e 9 co-produzioni minoritarie) si è passati ai 138 del 2004 (97 produzioni nazionali, 18 co-produzioni maggioritarie e 23 minoritarie) con un incremento nel quinquennio del 4,27%. Per quanto riguarda le quote di mercato, le produzioni italiane si attestano nel periodo 2004-2000 intorno al 20% del totale delle pellicole uscite nelle nostre sale e nel 2004 hanno attratto l'11,92% degli spettatori complessivi. Gli Stati Uniti detengono, invece, una quota di mercato oscillante tra il 60 e il 65%, ottenuta con un numero progressivamente inferiore di pellicole nel quinquennio in esame. La già ricordata importanza di blockbuster per le sorti di un'intera cinematografia è evidente per le pellicole francesi passate sui nostri schermi: da una quota di mercato che nel 2002 ha fatto segnare il 6,86% complici Il favoloso mondo di Amelie e Il pianista si è giunti all'1,07% del 2004. Sono Valerio De Paolis della BIM e Roberto Cicutto di MIkado a fornire casi specifici riguardanti la distribuzione dei film francesi in Italia. Il primo ha distribuito 8 donne e un mistero e 5x2 - Frammenti di vita amorosa, accolti dal pubblico italiano in modo diverso: al successo di 8 donne e un mistero ha contribuito il cast femminile stellare, mentre la complicata struttura narrativa del successivo film di Ozon ne ha pregiudicato l'appel per gli spettatori. De Paolis sottolinea anche come la mancanza nell'attuale panorama produttivo italiano di figure quali Ponti, Rizzoli, De Laurentiis e Cristaldi, unitamente alla scarsità di talenti esportabili Oltralpe, spieghi il declino della cooperazione Italia-Francia. Cicutto, distributore del successo L'uomo del treno e del deludente Il fiore del male, ribadisce l'importanza di una promozione del film accompagnata dal regista e dagli attori, ancor più importante per le pellicole francesi che possono contare su uno star system consolidato a differenza che in Italia. Il distributore francese Francois Yon rileva come un film made in Usa possa permettersi di non funzionare in sala e di rifarsi con l'home-video a differenza di quelli europei e dice: "Il mercato italiano è il migliore del Sud Europa per il nostro cinema". Ma non è una condizione biunivoca: Lionello Cerri (cinema Anteo di Milano) lamenta di non essere mai riuscito a distribuire suoi film (Piccioni e Soldini) Oltralpe e, per quanto riguarda il successo dei film francesi in Italia, rileva come siano i giovani autori e non i mostri sacri della Nouvelle Vague a incontrare il favore del nostro pubblico. Anche Luciano Sovena, ad del Luce, puntualizza la mancanza di reciprocità nel rapporto Italia e Francia ("I nostri cugini non distribuiscono film italiano a differenza di quanto facciamo noi") e denuncia gli elevati costi che i francesi ci chiedono per distribuire i loro film. Il produttore Aurelio De Laurentiis, sottolineando la nocività del ghettizzare il cinema francese, e più in generale europeo, considerandolo di nicchia, stigmatizza la mancanza di business plan nel progettare un film da parte dei produttori: "Spesso la logica imprenditoriale lascia spazio a quella "prenditoriale"". De Laurentiis offre anche la sua personale ricetta per incentivare la cooperazione italo-francese, ovvero un obbligo contrattuale per le televisioni free e pay-tv di entrambi i Paesi di acquistare a 200 milioni di euro ciascuno i 10 film italiani e francesi di maggior incasso nella nazione d'origine. Da ultimo è Andrea Occhipinti di Lucky Red a rilevare come: "Il problema del cinema francese in Italia è quello del cinema italiano in Italia".