Un'attualissima storia di passione e follia, che non parla solo agli appassionati, ma si rivolge al grande pubblico della sala. Questo, nelle parole del regista Mike Newell, il suo L'amore ai tempi del colera con Giovanna Mezzogiorno e Javier Bardem, nei cinema dal 21 dicembre: sontuoso e ambiziosissimo adattamento del romanzo di Gabriel Garcia Marquez, che ha fatto piangere il pubblico colombiano e strappato addirittura applausi, all'autore premio Nobel di Cent'anni di solitudine: "Appena si sono accese le luci alla fine della proiezione - racconta raggiante Newell -, si è alzato dal posto col braccio azato e ha esultato per il risultato". Soddisfazione doppia, per il regista inglese di Mona Lisa Smile e Quattro matrimoni e un funerale, soprattutto alla luce del titanico impegno che ha richiesto l'adattamento: "Per Harry Potter e il calice di fuoco è bastato prendere il libro ad accettate e ne è uscito il film. Questa è invece stata la sfida più diffile, mai affrontata. Mi rammarico di ogni dettaglio che ho dovuto sacrificare, ma ho dovuto prima rispondere a un interrogativo di fondo. Per chi dirigere questo film? Ho amato talmente tanto il libro di Marquez, che ho pensato la risposta giusta fosse per tutti".
Al centro della storia, come nel romanzo dello scrittore colombiano, è il folle amore che fin dall'adolescenza lega Fermina Daza e Florentino Ariza, i due personaggi interpretati da Giovanna Mezzogiorno e Javier Bardem. Una parabola di quasi 60 anni, in cui a impedire la loro unione interviene la ferma volontà della donna, che per assecondare il padre, sacrifica la passione e arriva a sposare un altro uomo: "Non dico di riconoscermi in lei, ma la ammiro molto - dice la Mezzogiorno -. A colpirmi è stata soprattutto la determinazione con cui porta avanti le sue scelte: una donna capace di sposare un uomo, ignorarlo per cinquant'anni e poi, quando finalmente trova l'amore, di continuare a interrogarsi. Si tratta di un atteggiamento straordinariamente moderno: come lei, in molte fuggono oggi da sentimenti più grandi di loro. Un amore così romantico e devoto va bene da giovanissimi, ma poi capisco che possa mettere paura. Un sentimento che con la sua violenza, può portare anche sofferenza e disperazione".
Scritto nel 1985 e ambientato nella Colombia di fine '800, L'amore ai tempi del colera mantiene ancora oggi tutta la sua attualità anche secondo Mike Newell: "Quelle di cui scrive Marquez non sono teorie, ma verità universali. In questo libro non parla di un amore idealizzato e ipotetico, ma di uomini, donne e dinamiche reali, che restano immutate nel tempo". Garanzia della fedeltà al romanzo è stato il continuo scambio con lo scrittore in fase di sceneggiatura: "Quando stavamo realizzando il film, Marquez era molto malato e sembrava addirittura che stesse morendo - racconta Newell -. I nostri contatti sono quindi principalmente avvenuti via lettera. Io gli spedivo la sceneggiatura, lui me la rimandava con delle note a margine che mi toglievano il sonno: "troppo fedele", oppure "dove sta il lavoro di cucito?", mi scriveva. Dopo aver letto e riletto il romanzo ho capito cosa intendeva: L'amore ai tempi del colera è frutto di un meticoloso lavoro di riscrittura. Un costante avvicinarsi e riallontanarsi dagli eventi, che ho provato a portare sullo schermo, riassumento più storie nella stessa inquadratura".
Due i motivi che hanno portato il regista alla scelta di Giovanna Mezzogiorno: "Prima di tutto i suoi occhi - spiega Newell -. Cercavo un'attrice che avesse caratteristiche fisiche in grado di far perdere la testa a un sudamericano. Lì le donne sono tutte paradisiache, more, scolpite. Dopo tre settimane rischi però di abituartici. I suoi occhioni blu lasciano invece il segno e proprio di questo avevo bisogno". La seconda motivazione è invece uno sperticato complimento alla grinta e il percorso dell'attrice italiana: "Giovanna è un cavallo da corsa. Una che fin da bambina ha vissuto e respirato cinema. Per quanto non abbia visto nulla, il fatto che abbia lavorato in teatro con Peter Brook è poi una garanzia di spessore e qualità". Forse anche da qui, il ritorno sui suoi passi e la decisione di affidarle il ruolo di Fermina in tutte e tre le fasi della sua vita: "Quella di Newell - dice la Mezzogiorno - è stata una straordinaria manifestazione di fiducia. Una di quelle opportunità che a un attore capitano di rado. Da parte mia, ho provato a dare il massimo: il lavoro è stato molto duro, sia sul piano fisico che mentale, ma sono molto soddisfatta del risultato".