(Cinematografo.it/Adnkronos) - "Fusse che fusse la vorta bbona". Chi non ricorda il tormentone nazionale che fece conoscere al grande pubblico Nino Manfredi, all'anagrafe Saturnino, grazie al programma televisivo "Canzonissima" del 1959. Nel 68° volume del Dizionario Biografico degli Italiani (dalla voce Malatacca a Mangelli), edito dall'Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, una voce ripercorre le tappe della vita dell'attore, nato a Castro dei Volsci, in Ciociaria, il 22 marzo 1921, e morto a Roma il 4 giugno 2004. Con l'ingresso nel Dizionario Biografico, Manfredi entra di diritto nel pantheon Treccani degli italiani famosi che nell'ultimo millennio hanno illustrato la patria. Sin dagli ultimi anni di scuola, Nino Manfredi dimostrò una spiccata propensione per il palcoscenico, confermata nel 1944 dall'iscrizione all'Accademia nazionale di arte drammatica. Dopo alcune esperienze teatrali come "attor giovane brillante", si dedicò al varietà radiofonico, come interprete, e a volta anche autore, di sketch comici con colleghi quali Paolo Ferrari e Paolo Panelli, dove, azzeccando alcune macchiette ("il sor Tacito", "Albertino, povero cocco", solo per citarne alcune), raggiunse una diffusa notorietà. E' solo negli anni Cinquanta che approda al cinema, ricorda il Dizionario Biografico, che diverrà poi il fulcro della sua attività ed il suo più fortunato mezzo espressivo. Primo film di rilievo fu Gli innamorati di Bolognini (1956), dove raggiunse il successo interpretando un personaggio che poi diverrà quasi stereotipo delle sue interpretazioni: quello del giovanotto piccolo borghese, o popolano, che fa sorridere per le sue sfortunate vicende amorose e per la sua spiccata capacità di ironizzare su tutto e su tutti. Altri film di rilievo, tra i tanti, furono Venezia, la luna e tu di Risi, L'audace colpo dei soliti ignoti e Cafè express di Loy, Per grazia ricevuta, di cui fu anche regista e che gli valse il premio per la miglior opera prima al XXIV Festival di Cannes e due Nastri d'argento, C'eravamo tanto amati di Scola, Nell'anno del Signore, In nome del papa re e In nome del popolo sovrano (diretti da Magni, costituiscono la cosiddetta "serie storica" di ambiente romano). "Unanimemente considerato fra i migliori interpreti del cinema italiano - come sottolinea Stefania Chiocchini, curatrice della voce del Dizionario Biografico Treccani - Manfredi continuò a limare il personaggio che si era ritagliato, arricchendolo di sfumature, rendendolo più sottile, meno immediatamente riconoscibile. Non aiutato da un buon carattere e non particolarmente amato nel suo ambiente, Manfredi, insieme a Sordi, Gassman e Tognazzi, si rivelò il più legato al genere: senza mai diventare maschera, fu più "personaggio" che attore e più facilmente entrò in crisi insieme con il genere cui era legato". L'opera Treccani ricorda anche il Manfredi televisivo. Conduttore insieme a Panelli e Carotenuto di "Canzonissima 1959" (ancora oggi considerata una delle migliori trasmissioni storiche della televisione italiana), ottenne un successo straordinario grazie al personaggio del "barista di Ceccano" che concludeva ogni volta il suo numero con il celebre "fusse che fusse la vorta bbona". Ma analogo successo ottenne anche nella umanissima interpretazione di Geppetto nel Pinocchio di Comencini del 1971 e, negli anni Novanta, con la partecipazione ai serial Un commissario a Roma e Linda e il brigadiere. Un cenno infine viene fatto anche alla sua attività teatrale, di cui viene ricordato almeno "Un trapezio per Lisistrata" del 1952 e il clamoroso successo ottenuto con Rugantino nel 1962.