(Cinematografo.it/Adnkronos) - "Quest'uomo e' un fenomeno. Un fenomeno piu' grande degli attacchi che gli dedicano i media americani. Certo in Venezuela ci sono ancora molti problemi, ma ci sono stati anche tanti miglioramenti. Questo film è stata un'esperienza liberatoria".
Oliver Stone parla così di Hugo Chavez e del film documentario South of the border, che presenta fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e che è frutto proprio del suo incontro con il presidente venezuelano e poi con altri sei presidenti sudamericani: il boliviano Evo Morales, il brasiliano Lula da Silva, l'argentina Cristina Kirchner e il suo consorte ed ex presidente Nestor Kirchner, il paraguayano Fernando Lugo, l'ecuadoregno Rafael Correa e il cubano Raul Castro.
"Un film on the road - aggiunge Stone - nato dall'intervista a Chavez del gennaio scorso, che abbiamo sentito l'esigenza di allargare agli altri Paesi del Sud America, ripercorrendo il sogno di Simon Bolivar di un continente unito. Che è un'aspirazione legittima generale e non di sinistra. Tutti questi Paesi sono in un momento di lotta: e' sorta l'idea, il desiderio di stare tutti insieme e parlare con un'unica voce, perchè contro di loro c'è il gigante americano e grandi multinazionali".
"L'idea del film - ha raccontato il regista - è nata nel dicembre 2008, dopo che avevo partecipato ad una missione in Colombia per cercare di liberare degli ostaggi. La missione non andò a buon fiine e subito fu mossa a Chavez l'accusa di avere rapporti con le Farc: una fatto assolutamente falso. Così, mentre rientravo negli Stati Uniti con Fernando Sulichin (poi produttore del film, ndr) lui mi ha proposto di fare un film su Hugo Chavez per far fronte agli attacchi della stampa verso il presidente venezuelano, che erano spesso stupidi e ridicoli".
Il regista, che in passato ha diretto oltre a film come Platoon, JFK, Nixon e anche il documentario Looking for Fidel, è al lavoro da oltre due anni su un altro personaggio chiave dello scenario internazionale, il leader iraniano Ahmadinejad, incontrato da Chavez proprio sabato scorso. "I colloqui - racconta Stone - sono iniziati due anni e mezzo fa ma è un'altalena di sì e di no. Prima ci avevano detto che non era possibile intervistare Ahmadinejad, poi ci hanno detto sì ma io ero impegnato nelle riprese di W. Ci sono state una serie di incomprensioni ma noi restiamo interessati al progetto".
Ma ai giornalisti italiani che gli chiedono se abbia mai accarezzato l'idea di girare un film sul nostro Paese e sul premier Silvio Berlusconi, risponde: "No, non ne so abbastanza. Ci sono grandi registi in Italia, come Moretti o Sorrentino. E' bene che lo facciano loro un film così. Anzi, Moretti a quanto ne so già lo ha fatto".