"Il rapporto tra l'uomo e il lavoro, senza nostalgia". E' questa la missione di Francesca Comencini In fabbrica, nella sezione Panorama italiano al festival di Torino. Realizzato con footage di Rai Teche e dell'Archivio audiovisivo del movimento operaio democratico, il documentario impiega alcune inchieste televisive sul mondo operaio dal secondo dopoguerra a oggi firmate da celebri registi e giornalisti, quali il padre di Francesca, Luigi (I bambini e noi), Ugo Gregoretti (Il contratto), Alessandro Blasetti e Sergio Zavoli. "Con Michele Astori - dice la Comencini - ho fatto un lavoro di ricerca durato alcuni mesi, privilegiando le interviste in prima persona per dare fluidità alla dimensione narrativa: sollecitata da Rai Cinema a dirigere un documentario di montaggio, ho scelto il tema del lavoro, che da sempre mi interessa molto". "Focus del film - prosegue la regista di Mobbing - Mi piace lavorare - è l'etica del lavoro, che per me ha un forte valore politico. Lo racconto senza nostalgia, perché se da sentimento diviene forma di pensiero la nostalgia esclude la memoria, come in Italia accade al cinema, che non viene insegnato nelle scuole". Programmato da RaiTre nel primo trimestre 2008 e poi in dvd, In Fabbrica, oltre al materiale di archivio, utilizza riprese originali, girate dalla Comencini nell'industria meccanica Brembo, vicino a Bergamo, "per osservare come oggi sia cambiato il concetto stesso di identità operaia, con un allargamento ai servizi, al cosiddetto terziario". Dall'industrializzazione degli anni '50 al boom economico dei '60, passando per le menifestazioni sindacali dei '70 e l'autunno caldo del 1980, In fabbrica quasi pare trascurare gli anni '90, nonostante le fondamentali novità leglislative e le manifestazioni di piazza che hanno coinvolto gli operai: "In quegli anni solo i telegiornali ne hanno dato notizia, mentre le inchieste televisive sono progressivamente scomparse". Scettica sulle sorti documentaristiche italiane: "Nel nostro Paese non si fanno doc, o si realizzano in modo "carbonaro", Francesca Comencini vorrebbe partire dal suo cortometraggio del 2004 Anna abita a Marghera per il suo prossimo film di finzione. Sempre "senza tralasciare il background umano, quello che oggi manca anche nelle discussioni politiche sul welfare".