Non sarà la trasposizione di Pinocchio ma c'è molto Geppetto nel professore Bruno Beltrame interpretato da Fabrizio Bentivoglio perché, afferma lo stesso attore milanese, "come il falegname di Collodi, anche il mio personaggio ha il terrore di una paternità inadeguata. La paura di non essere abbastanza autorevole, di non sapere dire di no". Verrebbe da dire "pazienza", anzi Scialla!, il "nevermind" da gergo coatto romano che dà il titolo al fortunato esordio in regia di Francesco Bruni, vincitore di Controcampo all'ultimo Festival di Venezia e da venerdì in 250 sale con 01 Distribution (il film è prodotto da IBC Cinema in collaborazione con Rai Cinema).
Bentivoglio è una specie di "Big Lebowski" all'italiana, un professore deluso, dimessosi dalla scuola ("Ho visto le migliori menti della mia generazione rovinate dall'insegnamento", confesserà parafrasando L'urlo di Ginsberg) e dimesso nella vita: "Un borghese che vive come il signor nessuno, in un film in cui i signor nessuno, vedi il mafiosetto interpretato da Vinicio Marchioni, vivono ormai da borghesi", chiosa Bruni. La sua vita è tutta pigiama e mozziconi di sigarette, ripetizioni e autobiografie fasulle, l'ultima delle quali la sta scrivendo per una pornodiva dell'est interpretata dalla bella Barbora Bobulova. Poi la svolta: una vecchia fiamma in partenza per l'Africa gli confessa e poi gli affibbia una paternità inattesa, quella di Luca (l'esordiente Filippo Scicchitano, molto bravo), un liceale brillante e svogliato, il tipico studente intelligente che non si applica. Almeno fino a quando il padre non rimetterà le cose a posto: "Volevo riscattare i padri - dichiara Bruni - in un momento in cui gli stessi appaiono smarriti dal rimescolamento dei generi e dei ruoli". Ma vale anche il contrario: sarà anche merito del figlio se il padre conoscerà una nuova maturità. Non a caso l'immagine-simbolo di Scialla! è quella della pietas virgiliana, con Enea che porta sulle spalle il vecchio Anchise, "icona che avevo voluto - racconta il regista e sceneggiatore - sul frontespizio della sceneggiatura", e che rende bene quel concetto di "amore filiale, totale, a perdere - gli fa eco Bentivoglio - che racchiudeva il senso del film". A cui non manca, dunque, una certa profondità di temi, senza che la stessa si traduca in eccessiva seriosità: "Ho sempre scritto commedie dagli accenti drammatici trattati in chiave umoristica", ricorda Bruni, che definisce il suo debutto una "commedia "scialla", ovvero di ritmi blandi, dalla recitazione al montaggio. Una commedia rilassata".
Tempi sincopati, ma non lentezza, un andamento alla Lost in Translation ("Era uno dei miei modelli", confessa Bruni), che non lesina però sulle risate. Alcune battute - da non perdere quella in cui Luca rilegge l'amicizia tra Achille e Patroclo - sono fulminanti. Tanto da meritarsi l'approvazione di un critico d'eccezione, Ettore Scola, presente in prima fila alla casa del Cinema, dove stamattina Scialla! è stato presentato alla stampa (con tanto d'intermezzo musicale di Amir Issaa & Ceasar Production, gli autori delle musiche): "Ho una particolare propensione per gli sceneggiatori che diventano registi, mentre non concepisco i registi che non sono anche sceneggiatori. Nel film di Francesco è evidente come dietro a ogni fotogramma si celi un'ottima scrittura. Un fatto sorprendente in tempi di commedie italiane piene di fotogrammi analfabeti".