Alla periferia di Tunisi un anno fa c'era una fabbrica dismessa. 6 ettari, sassi e acciaio arrugginito. Oggi al suo posto è sorta Bagheria. O Baarìa, secondo l'antica denominazione fenicia. Siamo sul set del nuovo film di Tornatore, che ha voluto spostare la produzione tra le palme e la polvere africane. Ma è come se fossimo in Sicilia, 60-70 anni fa, tale è il rigore della ricostruzione, la mole dei dettagli, lo scrupolo filologico. Nell'ordine vediamo due arterie principali, Corso Butera e Corso Umberto, la piazza sulla quale domina la Chiesa Madrice, la casa di nonno Tornatore rifatta a puntino, e il blue screen per estendere l'orizzonte fino al mare. Una macchina del tempo, che viaggia sui binari della memoria e delle foto d'epoca: "2 mesi di documentazione, e abbiamo ricostruito tutto", racconta lo scenografo Maurizio Sabatini. Per Tornatore Baarìa è un progetto a lungo accarezzato ("Un film che ho visto e rivisto. Ora potrò mostrarlo nella versione restaurata"), e un giocare con i ricordi e l'immaginazione:"Da bambino - confessa il regista - non giocavo mai. Col cinema mi son rifatto. E ho scoperto di avere avuto un'infanzia felice". Un giocattolo dai 20 milioni di euro di budget (la produzione è di Medusa Film e di Tarak Ben Ammar), 25 settimane di riprese (siamo alla ventesima, con il film che dovrebbe uscire tra dicembre e gennaio 2009, in tempo per il Festival di Berlino e per gli Oscar), 350 tecnici, 20.000 comparse, 200 attori, tra parti principali e cammei (da Luigi Lo Cascio a Enrico Lo Verso, da Monica Bellucci a Ficarra e Picone, da Raoul Bova e Beppe Fiorello) e una set "tre volte più grande di quello di Gangs of New York, con 104 locali interamente ricostruiti". Un progetto ambizioso, "il mio più personale dopo Nuovo Cinema Paradiso". E misterioso. Ad oggi non se ne conosce la storia. Puro stile Tornatore. "Se cominci a raccontare la trama otto mesi prima che il film esca nelle sale il pubblico penserà già di conoscerlo. Spesso si confonde la conoscenza dell'intreccio con la percezione visiva". Ma cos'è Baarìa signor Tornatore? "Qualcuno dirà che si tratta di un affresco - concede il cineasta siciliano - e di fatti la storia del film si dipana lungo un secolo, con un prologo datato 1910, una parte centrale ambientata tra gli anni '30 e '70 e un epilogo nella Bagheria di oggi. Qualcun altro aggiungerà che abbiamo a che fare con un'opera corale, e in effetti i personaggi del film e gli snodi narrativi sono molteplici. Ma la definizione giusta per Baarìa è quella di commedia". Non proprio nello stile Tornatore: "La vena ironica ha caratterizzato questo film pure al di là delle mie aspettative. Ma come nella migliore tradizione,la risata è l'anticamera per una riflessione più seria su alcune componenti della storia di questo Paese". Quali? "Innanzitutto quella politica. - riprende Tornatore - M'interessava far vedere un'epoca in cui questa suscitava ancora entusiasmi e simpatie. In una città come Bagheria poi, la politica aveva la dimensione del villaggio. Bastava passeggiare per il corso per sapere tutto ciò che succedeva nel mondo. S'incontravano gli assessori, i sindaci, si discuteva con loro. C'era con la politica un rapporto più tattile, proprio quello che oggi abbiamo perso". Malinconia? "Non solo. Soprattutto il piacere di raccontare e rievocare". Siamo più dalle parti del Novecento di Bertolucci o di quelle di don Camillo e Peppone di Guareschi? "A Guareschi non avevo pensato - risponde il regista - mentre il paragone con Bertolucci m'imbarazza. Se devo fare un nome, piuttosto citerei il Dino Risi di Una vita difficile". I personaggi prima della politica, allora? "Certo, non posso immaginare un cinema senza sentimenti ed emozioni dei personaggi. Non ci sarà solo la politica, ma anche gli amori, i tradimenti, i sogni". I sogni di chi? "Di una famiglia, quella di Peppino, colta attraverso tre generazioni: il padre di Peppino, Peppino, e suo figlio". A vestire i panni del protagonista sarà Francesco Scianna, che farà coppia con Margareth Madè, entrambi giovani, belli, siciliani, e muti come un pesce: "Non possiamo dire nulla", ripetono all'unisono. La colonna sonora è di Ennio Morricone ("Bellissima e complessa" sottolinea Tornatore), mentre il film sarà distribuito in lingua originale, "dialetto bagheriota", in Sicilia e nel resto del mondo. Sarà doppiato per la circuitazione nelle altre sale italiane. Perché anche il marketing ha i suoi segreti. E non sono un mistero per nessuno.