L’essenza della personalità in uno scatto. Il segreto dei ritratti di Antonietta De Lillo, esposti alla Casa del Cinema fino al 21 gennaio dopo essere stati oggetto di una personale durante la Mostra di Venezia grazie alle Giornate degli Autori in collaborazione con La Biennale, è nel riuscire nella difficile arte di fermare su pellicola un tratto distintivo della persona fotografata.

Donne e uomini che di fronte alla camera diventano prepotentemente soggetti, regalandosi all’occhio complice di una giovane fotografa che ancora non aveva scoperto il cinema ma già ne subiva il fascino. Gli anni delle immagini sono il 1981 e 1982, De Lillo andava in giro per la Mostra a caccia di incontri speciali in un festival che non conosceva ancora la separazione netta tra star e appassionati e permetteva avvicinamenti oggi impensabili. Contatti che, seppur brevi, contribuivano alla riuscita di uno scatto e regalavano ad esso un sapore speciale.

Di fronte alla ritrattista il gotha del cinema mondiale, dal maestro Kurosawa al misterioso Wenders, dal sornione Ferreri all’enigmatica Isabella Rossellini, immortalati in una tranquilla quotidianità che nulla toglie a quello che rappresentano e cioè il mito, l’arte, la creatività, il sogno, il cinema. Ritratti che segnano la distanza e insieme la prossimità con chi da lontano li guarda, studia, ammira.

Marco Ferreri @Antonietta De Lillo

Non c’è dubbio infatti che un’altra delle qualità che rendono uniche queste fotografie sia di far sentire vicini gli idoli e al contempo di mantenerne inalterato il fascino segreto. Di Liliana Cavani intravediamo un sorriso che la restituisce umanissima e però subito un altro scatto ferma un’intensità nervosa che allude all’universo nascosto e tormentato del suo cinema. E così Nanni Moretti, ripreso all’interno del bagno di un hotel, si offre con ironia mettendosi in scena senza pudore come in molti film: verità o finzione?

Certo la conoscenza di registi e attori incide non poco su una lettura al di là delle immagini, eppure anche questo aspetto fa parte della scommessa di una fotografa che sollecita chi guarda a porsi delle domande e andare oltre la superficie. Oltre l’apparenza dei corpi, dei sorrisi, delle pose. Sempre oltre, come di fronte a uno schermo che rimanda le sequenze di un film da penetrare e capire.

Difficile dire quali siano le fotografie che restano di più nel cuore perché ogni osservatore, meglio ogni spettatore, in ognuna di esse ritrova un mondo personale di ricordi, suggestioni cinefile, percorsi personali. Il volto improntato al sorriso di Calvino, tra le poche personalità presenti non strettamente di cinema che tuttavia nel 1981 fu presidente di giuria alla Mostra, è di quelli che non si dimenticano.

Liliana Cavani @Antonietta De Lillo

Così come trafigge la beffarda consapevolezza del proprio fascino esibita da Renato Guttuso. Per non parlare della serenità emanata da Michael Powell, della dirompente bellezza di Eleonora Giorgi, dello stupore stampato in faccia a un Harrison Ford che sembra sorpreso del proprio stesso successo. Istantanee di vite famose fermate per sempre, mentre di lì a poco Antonietta De Lillo passerà a raccontare attraverso il cinema esistenze molto più comuni ma non meno interessanti.

La fotografia resterà presente, arte mai dimenticata che solo si è trasformata. Vedere, per credere, uno a caso degli eccellenti documentari della regista. Che si tratti di Promessi sposi del 1993 o di Let’s Go del 2004 l’occhio è lo stesso: indagatore, umano, partecipe, consapevole, originale, empatico.