"Il cinema è un'arte collettiva". Così Matteo Garrone, premio miglior regista, celebra l'en plein di Gomorra, miglior film ai 21esimi European Film Awards, invitando sul palco tutti gli artefici di una serata indimenticabile a Copenhagen: il produttore Domenico Procacci, il miglior attore Toni Servillo, i migliori sceneggiatori (con lui e Saviano) Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Gianni Di Gregorio e Massimo Gaudioso, e il premio Carlo di Palma per la migliore fotografia, Marco Onorato. 5 nominations tutte concretizzate, con il premio a Toni Servillo in co-abitazione con Il Divo di Paolo Sorrentino, il grande deluso della serata, con 5 candidature e il solo premio per l'interprete.
Gomorra conferma a Copenhagen la sua marcia inarrestabile, e centra il premio al miglior film e al miglior regista che per l'Italia mancava da 10 anni, ovvero dalla vittoria di Roberto Benigni nel 1998 con La vita è bella: "Come noi, Benigni aveva vinto anche il Grand Prix a Cannes – ricorda Garrone – speriamo sia di buon auspicio per gli Oscar", dove La vita è bella vinse tre statuette per il film, l'attore protagonista e la colonna sonora. 
Di fronte alla stampa internazionale, il regista sottolinea: "Sono stato vicino ai personaggi di Gomorra, evitando di giudicare. Mi piace mostrare, senza dire al pubblico ciò che deve pensare: il cinema è fatto di immagini, non di giudizi".
Subito ripartito per San Pietroburgo, dove stasera debutta con La trilogia della villeggiatura di Goldoni, Toni Servillo non fa preferenze tra il lavoro con Garrone e quello con Sorrentino: "Ho scelto di interpretare Gomorra e Il Divo per un'affinità artistica e culturale con i due registi: abbiamo lo stesso modo di pensare. Ho avuto la fortuna di interpretare due opere che si occupano della complessità del reale, in particolare quella italiana, con un linguaggio molto originale".
Candidato italiano nella corsa al miglior film straniero degli Academy Awards, dove potrà concorrere per tutte le statuette grazie a un'uscita nelle sale americane il 19 dicembre, una nomination agli Spirit Awards, il premio del cinema indie Usa, applaudito a scena aperta alla proiezione per il pubblico danese, Gomorra "conferma di comunicare emozioni forti – dice Garrone – su una realtà, quella della camorra, densa di contraddizioni, un meccanismo senza fine in cui si viene coinvolti senza esserne consapevoli: è una guerra, come racconta il film e ancor prima il libro di Saviano".
Se il successo italiano e internazionale di Gomorra "ha messo all'ordine del giorno il tema camorra, ora sta però ai politici prendere i provvedimenti necessari", prosegue Garrone, e conclude: "Oramai Gomorra va da sé, io sono un regista, e voglio rimettermi al lavoro al più presto".
"Al di là del momento di euforia e soddisfazione, bisogna usare il successo nazionale e internazionale di Gomorra per costruire un mercato e delle regole, che in Italia non abbiamo", aggiunge Domenico Procacci, produttore con Fandango.
"Questa gioia – prosegue – contrasta con le nostre difficoltà in Italia: se la Rai, che co-produce Gomorra, manda in onda L'imbalsamatore di Garrone, oggi uno dei registi più seguiti a livello mondiale, alle 3.05 di notte, c'è qualcosa che non va. Non solo, in un momento in cui il nostro cinema va alla grande, come si possono pensare dei tagli al FUS? Spero che questa non rimanga solo un'ottima annata…".
Ritornando alla vittoria agli Efa, Procacci sottolinea: "Per Fandango si tratta della quadratura del cerchio. In passato abbiamo avuto successi di pubblico maggiori in Italia, ma tutto questo apprezzamento della critica e degli addetti ai lavori per Gomorra, un film che non scende a compromessi, è un'enorme soddisfazione. Non è vero che si debba compiacere il pubblico per incontrarlo, Gomorra è molto fedele alla vena di Matteo (Garrone, NdR) e alla nostra linea editoriale".