Dopo la partenza glamour di ieri con Wes Anderson e la sua parata di star, la prima giornata di concorso alla Berlinale apre con un film tedesco del regista Edward Berger. Il suo Jack è la storia di due bambini abbandonati a Berlino. Uno sguardo in un' inimmaginabile realtà di povertà appena fuori i riflettori che illuminano la ricca e forte Germania oggi. Jack finisce in una casa per bambini in difficoltà, lí viene tormentato dagli altri bambini, la nostalgia della sua famiglia a pezzi diventa troppo forte e scappa. La madre però non aspetta il figlio a casa. Ha conosciuto un uomo, è andata via con lui. Jack si mette alla ricerca della madre con il fratellino. Inizia così un'odissea attraverso una Berlino senza fine. La speranza di una vita migliore può essere travolgente, e sconvolgente, anche in un cuore di pochi anni.
Berger racconta alla maniera della nuova scuola tedesca, con occhio cioè preciso, neutro, concreto, il destino di un bambino. "Un giorno di quattro anni fa stavo giocando con mio figlio a calcio - racconta il regista -. D'improvviso si presenta un suo amico che non avevo mai visto, aveva gli occhi vivi e tristi. Dopo quell'incontro mio figlio mi ha raccontato che l'amichetto si chiamava Jack, andavano in classe insieme, viveva in una casa famiglia per bambini abbandonati, visitava la madre solo pochi fine settimana“. L'orgoglio di quel bambino, troppo forte per un'età del genere, è il motivo e l'idea alla base di Jack. "La forza che emanava quella dignità così acerba non potrò mai dimenticarla ed è quello che ho cercato di raccontare nel mio film“.
Jack è una storia di fiducia nella vita, nella possibilità che il futuro nasconda una promessa. "Di bambini come Jack se ne possono incontrare ovunque, a ogni angolo di strada, in qualunque città“. La sceneggiatura Berger l'ha scritta con la moglie, l'attrice tedesca Nele Mueller-Stöfen. "L'abbandono di bambini è un tema gigantesco con cui le società europee, oggi più di sempre, devono confrontarsi“. Non c'è dubbio: Jack è una denuncia.