“Questa è la storia di un’innocenza violata e della lotta per la sua riconquista”. A parlare è Laura Luchetti, che ha scritto e diretto Fiore gemello, film che uscirà nelle sale il 6 giugno distribuito da Fandango.

Presentato alla scorsa edizione della Festa del cinema di Roma nella sezione Alice nella città, il suo secondo lungometraggio, dopo Febbre da fieno (2011), racconta l’incontro tra due adolescenti: “due anime innocenti che scappano dal proprio passato e che diventano imprescindibili l’una per l’altra”.

I due ragazzi in questione sono Anna (Anastasiya Bogach), figlia di un trafficante di migranti che ha perso la voce a seguito di un forte trauma (“dopo certi dolori il silenzio è più fragoroso di tante urla”), e Basim (Kallil Khone), un immigrato africano clandestino proveniente dalla Costa d’Avorio. Entrambi in fuga attraverso i paesaggi della Sardegna troveranno la forza di camminare verso il futuro.

Protagonisti sono due giovani esordienti alla loro prima esperienza sul grande schermo: lei, Anastasiya Bogach, è una ragazza adottata dalla Sardegna, che è arrivata sull’isola quando aveva quattro anni su un furgoncino dall’Ucraina, mentre lui, Kallil Khone, ora vive in Sardegna, ma ci è arrivato dopo un lungo e difficile viaggio a bordo di un barcone proveniente dalla Libia e sbarcato in Italia. 

“Ho sempre desiderato fare l’attore - racconta Khone -. E mi auguro che la gente possa rendersi conto che anche i ragazzi come me possono avere talento. Ho iniziato in Africa, mi mettevo sulla strada e facevo ridere le persone. In un casting mi chiesero favori sessuali, ma non accettai. Poi sono riuscito a venire in Europa”. 

Nel cast anche Giorgio Colangeli, che qui interpreta un fioraio. “Il mio è un personaggio che ha molto da nascondere - dice l’attore -. La sua è una piccola storia di redenzione. Siamo portati a pensare che una volta che perdi l’innocenza non la puoi più ritrovare. Invece si può riacquistare perché c’è sempre una parte di noi che rimane innocente”.

Questi due ragazzi, come “due gatti di strada” scappano da Manfredi (Aniello Arena), un uomo che rappresenta “il malpensare e la violenza”, dice Laura Luchetti che ha scelto di ambientare la storia in Sardegna.

“E’ una terra di frontiera che si presta con i suoi luoghi marziani. La Salina è una specie di luna dove si nascondono. Sembra il luogo più sicuro del mondo, ma non lo è perché poco dopo Manfredi li raggiungerà“, dice la regista, che ha girato nelle Saline, nell’Isola di Sant’Antioco e nel Sulcis.

E infine conclude: “La Sardegna è una terra di frontiera che accoglie. Una terra generosa. Per un regista è come poter giocare con la casa delle bambole: c’è il mare, la montagna, il deserto. Insomma c’è tutto. E poi nella natura siamo tutti uguali e l’uomo deve confrontarsi con se stesso”.