SPIKE LEE, DEE REES, THEASTER GATES E OKWUI ENWEZOR SONO I PROTAGONISTI A MILANO, VENERDÌ 21 SETTEMBRE, DEL DOPPIO EVENTO SPECIALE (TALK APERTO AL PUBBLICO + MARATONA NO STOP DI 9 FILM) CHE FONDAZIONE PRADA DEDICA AL CINEMA E ALLA CULTURA BLACK NEGLI STATI UNITI

 

Venerdì 21 settembre la programmazione autunnale del Cinema della Fondazione Prada nella sede di Milano sarà inaugurata da un doppio evento speciale.

Allo spazio del Deposito della Fondazione alle ore 18 il pubblico potrà assistere e partecipare ad una conversazione tra l’artista afroamericano Theaster Gates (sua la mostra “The Black Image Corporation”, in programma dal 20 settembre al 14 gennaio all’Osservatorio della Fondazione), il regista Spike Lee (il suo ultimo film BlacKkKlansman sarà al cinema dal 27 settembre distribuito da Universal Pictures) e la regista Dee Rees (prima donna afroamericana a essere nominata agli Oscar nella categoria miglior sceneggiatura lo scorso anno con Mudbound). Il moderatore sarà il curatore afroamericano Okwui Enwezor (già direttore di Documenta e della Biennale Arte di Venezia).

Sempre venerdì, al Cinema della Fondazione si svolgerà inoltre una lunga maratona cinematografica no-stop “Soggettiva Theaster Gates”dalle 10 di mattina fino alle 7 della mattina successiva, comprendente nove film scelti dall’artista afroamericano che raccontano novant’anni di cultura black in America. Si va da “Body and Soul”, film realizzato nel 1925 da Oscar Micheaux, primo regista e produttore afroamericano della storia del cinema, fino a “Moonlight” di Barry Jenkins, vincitore dell’Oscar nel 2017, passando per “Carmen Jones” di Otto Preminger, “La parete di fango” di Stanley Kramer, “Sweet Sweetback's Baadasssss Song” di Melvin Van Peebles, “Killer of Sheep” di Charles Burnett, “Fa’ la cosa giusta” di Spike Lee, “Daughters of the Dust”di Julie Dash, “I Am Not Your Negro” di Raoul Peck.

Nove pellicole che rivelano una complessità di prospettive sociali, culturali e politiche sulla comunità nera, sfidando gli stereotipi razzisti o negativi presenti nel cinema classico hollywoodiano e nella produzione cinematografica rivolta al grande pubblico. Attraverso generi e linguaggi diversi – dal musical al film politico, dal cinema indipendente al documentario, dal guerrilla film al LGTBQ cinema – l’insieme di questi lavori cinematografici vuole offrire sguardi su visioni alternative, controverse e radicali della popolazione nera nella storia americana degli ultimi novant’anni.

Info, prenotazioni, acquisto pass e biglietti su fondazioneprada.org

I nove film della “Soggettiva Theaster Gates”:

Body and Soul (USA, 1925) di Oscar Micheaux

Oscar Micheaux è il primo regista produttore afroamericano della storia del cinema. La sua fiera opposizione al razzismo e ai ruoli stereotipati che ricalcano i luoghi comuni sulle persone afroamericane lo hanno portato a impegnarsi in prima persona per i diritti dei neri.

 

Carmen Jones (USA, 1954) di Otto Preminger

Da un famoso musical di Oscar Hammerstein ispirato alla Carmen di Bizet, Preminger ha tratto Carmen Jones, uno dei primi film degli anni ‘50 con un cast tutto afroamericano, nonché una delle prime produzioni a discreto budget destinata specificatamente al pubblico afroamericano. Nella pellicola vengono messi in luce comportamenti, vizi, linguaggi del mondo black che potrebbero sembrare stereotipati (il film fu mostrato in anteprima per approvazione alla NAACP, «Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore»), ma sono in realtà la stilizzazione e la semplificazione tipiche delle pellicole del periodo che raccontano nel film l’identità del mondo popolare afroamericano.

 

La parete di fango (The Defiant Ones - USA, 1958) di Stanley Kramer

Due galeotti, un nero e un bianco, evadono insieme, legati ai polsi da una catena d'acciaio. Braccati dai poliziotti che li inseguono guidati da feroci segugi, i due fuggono attraverso campi, colline, paludi. Il film ha vinto due premi Oscar: miglior sceneggiatura originale e miglior fotografia. Il regista Stanley Kramer sviluppa questa parabola anti razzista con ritmo e credibilità, ed è uno degli esempi più riusciti della Hollywood progressista che di lì a pochi anni avrebbe definitivamente abbattuto gli schemi del classicismo moralizzante.

 

Sweet Sweetback's Baadasssss Song (USA, 1971) di Melvin Van Peebles

Il film è un capostipite dell’orgoglio combattivo del mondo afro-americano. Melvin Van Peebles che del film non è solo regista ma anche protagonista e scrittore, mette in scena un “film-guerriglia” nel quale un afroamericano si ribella alle ingiustizie dei bianchi oppressori, riuscendo a uscirne vincitore. Lo stesso Van Peebles si schiera nello scontro razziale in apertura del film descrivendo l'intero cast come «The Black Community». Le Pantere Nere lodarono le implicazioni rivoluzionarie del film, celebrandolo e definendolo come il primo film Black veramente rivoluzionario fatto da un uomo nero.

 

Killer of Sheep (USA, 1977) di Charles Burnett

Ambientata nell’area popolare afroamericana di Watts, a Los Angeles, l’opera prima dello sceneggiatore e regista Charles Burnett narra di un uomo determinato a preservare la sua famiglia e la sua anima mentre passa estenuanti giornate di lavoro al mattatoio. Il film, che porta la passione essenziale del Neorealismo nella comunità afroamericana, è stato realizzato nel 1977 ed è uscito nelle sale solo nel 2007. Se i film di Spike Lee sono l'equivalente della musica rap - urgenti, esplosivi, profanatori - il cinema di Burnett è come un buon, vecchio, blues metropolitano.

 

Fa’ la cosa giusta (Do the Right Thing - USA, 1989) di Spike Lee

Ispirato in parte a fatti realmente accaduti, il film è stato uno dei primi grandi successi di Spike Lee. Il regista racconta la comunità afroamericana in modo estremamente attuale, senza filtri, con violenza e potenza comunicativa, ma non solo. Do the Right Thing è un ritratto di come più culture convivono nell'America moderna e di come la violenza non porti mai da nessuna parte. La pellicola è diventata uno dei manifesti della cultura black dei primi anni 90’ influenzando l’arte, la musica e il cinema di genere per tutto il decennio.

 

Daughters of the Dust (USA, 1991) di Julie Dash

All'alba del XX secolo, una famiglia multi-generazionale nella comunità di Gullah sulle Sea Island al largo della Carolina del Sud, formata da ex schiavi dell'Africa occidentale adotta le tradizioni dei loro antenati yoruba. Lottano per mantenere il loro patrimonio culturale e folcloristico mentre contemplano una migrazione verso la terraferma, ancora più lontano dalle loro radici. Julie Dash, sceneggiatrice e regista, è tra i membri del movimento L.A. Rebellion, un gruppo di autori africani e afro-americani che si sono formati presso la UCLA Film School verso la fine degli anni Sessanta e hanno contributo a creare un cinema black di qualità in alternativa al classico cinema hollywoodiano. Il suo primo lungometraggio è stato il primo film diretto da una donna afro-americana a ottenere una distribuzione regolare negli Stati Uniti.

 

I Am Not Your Negro (USA, 2016) di Raoul Peck

In I AM NOT YOUR NEGRO il regista Raoul Peck re-immagina e completa Remember this House, l’opera incompiuta dell’attivista per i diritti civili degli afro-americani James Baldwin. Utilizzando frammenti e citazioni estratti dal libro originale, il documentario, narrato dalla voce dell’attore Samuel L. Jackson, esplora la storia del razzismo negli Stati Uniti attraverso le reminiscenze di Baldwin dei leader dei diritti civili Medgar Evers, Malcolm X e Martin Luther King Jr, insieme alle sue osservazioni personali sulla storia americana.

 

Moonlight (USA, 2016) di Barry Jenkins

Il film racconta tre fasi: giovinezza, adolescenza e prima età adulta nella vita del personaggio principale, Chiron, un giovane afroamericano omosessuale cresciuto in un quartiere difficile di Miami. La pellicola ha vinto l'Oscar come miglior film nel 2017, insieme al premio come miglior attore non protagonista per Mahershala Ali e quello di migliore sceneggiatura non originale. Moonlight è diventato il primo film con un cast tutto afroamericano e il primo film LGBTQ a vincere l'Oscar come miglior film. Ali è stato il primo musulmano a vincere un Oscar per la recitazione. Il tema dell’omosessualità tra maschi afroamericani poveri è talmente rivoluzionario da smontare, anche nei gesti più piccoli, l’idea di comunità a cui siamo stati abituati da Spike Lee in avanti.