Domenico Modugno aveva ragione. La vita è un sogno, e il miracolo avviene quando il sogno diventa realtà. In questo caso, Penso che un sogno così è un piccolo miracolo produttivo. E l'esplicito riferimento a "Volare" è tutt'altro che casuale. Un lungometraggio d'esordio, un progetto rischioso ma azzeccato. Spesso in Italia i finanziamenti ai registi emergenti sono quasi un miraggio. E l'unico modo per sopravvivere è autofinanziarsi. Coltivare l'arte dell'arrangiarsi, insomma. Gli ingredienti, in quersto caso, sono pochi ma efficaci. Novemila euro di budget ed un cast di attori giovani e affiatati. Due settimane di riprese tra Roma e Firenze. E poi un regista laureato presso la European Film College in Danimarca e appassionato seguace del dogma di Lars Von Trier. Telecamera a spalla, senza sosta, uno scelta stilistica difficile. E' il giovane regista Marco De Luca, ora impegnato a Sky nella regia di vari format televisivi. Deciso nel portare avanti un progetto in cui ha sempre creduto. Senza cedere, come fanno molti altri suoi colleghi. E puntando sull'entusiasmo e la partecipazione di tutto il cast tecnico e artistico. "Penso che un sogno così", questo il titolo del film preso dalla celebre canzone "Volare", dura oltre un'ora e mezza. Il budget limitatissimo non ha però impedito a De Luca di raccontare la storia di Elisa, venticinquenne a cui viene diagnosticata una grave malattia. La sua vita precipita, ma prima di perderne completamente il controllo decide di trascorrere un intero weekend al mare con gli amici e il fidanzato. Per scoprire, inaspettatamente, che quei legami che riteneva sinceri e indissolubili nascondono dei segreti che porteranno ad un finale tanto tragico quanto inaspettato. Presentato alla Bibli in Trastevere a Roma e interpretato da un gruppo di giovani attori bravi e affiatati ( Paolo Stella ed Elisa Alessandro su tutti), Penso che un sogno così è la testimonianza che a volte "un sogno così" grande può davvero diventare realtà.