"Io sono ancora un meridionale con la valigia di cartone. Lui uno con il trolley". Ecco cosa distingue Sergio Rubini - ipse dixit - da Riccardo Scamarcio, protagonisti ieri sera di simpatico duetto al Festival di Roma, una specie di versione pugliese de La bella e la bestia. Sempre Rubini: "Di riccardo mi ha colpito il fatto che non fosse in conflitto con la sua bellezza". Merito dell'attore e regista, a parer suo, capace di "neutralizzarlo sul palco". Rubini vanta di conoscere i suoi trucchetti da "Fonzarelli di provincia" e, assicura, "tutto quel giocare a farmi arrabbiare sul set non attacca".
Due attori complementari, perché Scamarcio si sente "invincibile con Sergio” e Rubini vuole qualcuno a cui "piaccia strafare per creatività". Una grande intesa di coppia insomma, non scevro da convenevoli: "Sergio fa il cinema come una volta"; "Riccardo ha avuto il coraggio di cambiare stile". E riflettendo sul rapporto attore/personaggio, la Bella (Scamarcio) parla di "perdita di coscienza se il lavoro è autentico", mentre la bestia (Rubini) si barcamena tra nevrosi e analisi, affermando che "l'attore ha difficoltà di identità e il personaggio compensa le mancanze". Un duetto interminabile - è durato tre ore e un quarto - anche perché preceduto dalla proiezione di alcuni documentari e da un'ora di focus sui due attori. Troppo materiale che ha saziato lo spettatore prima di arrivare al dessert.