"Ho voluto mostrare il dramma dell'immigrazione. Tutti parlano ma pochi lo conoscono realmente". Così il regista torinese Enrico Verra descrive il suo primo film, Sotto il sole nero, presentato al festival viareggino Europa Cinema e in uscita dal 6 maggio a Torino, Milano e Roma in dieci copie distribuito da Due giardini. Il film è interamente girato nel quartiere torinese San Salvario, dove vivono tutti gli immigrati che approdano nella città per cercare lavoro. "Quello dell'immigrazione è un tema urgente in Italia - dice Verra -. Per questo ho cercato di descrivere questa realtà dal di dentro, passando molte ore nel quartiere che è come un'isola all'interno della città, un altro mondo". Protagonista della storia è Sergio (Simone Gandolfo), un giovane torinese nato e cresciuto in un'area operaia della periferia di Torino, nella quale vive una vita ai margini della società. "E' un personaggio in cerca del suo vero mondo - spiega il regista - di un altrove dove possa sentirsi a casa. Paradossalmente riesce a trovare ciò che cerca in un quartiere di immigrati, entrando in contatto con tante persone e tante storie di prostituzione, spaccio di droga e criminalità". Per guadagnare un po' di soldi Sergio si mette in società con due immigrati con i quali decide di produrre videocassette con dentro false trasmissioni di una televisione che non esiste, "The Black Soul Channel". Al centro dei video, che mostrano le ricchezze della vita in occidente, sono gli stessi abitanti del quartiere che poi comprano le cassette per mandarle nei loro Paesi d'origine. "Questo gioco vuole essere una metafora della vetrina che l'Occidente mostra al terzo mondo attraverso la televisione. Il problema è che la società dei ricchi trasmette una realtà luccicante e di finto benessere alla quale però gli immigrati non riusciranno ad accedere". Nel 1999 Vera aveva già girato un corto proprio su San Salvario. "Allora mi è venuta l'ossessione di raccontare le storie di quella gente, così lontane dagli stereotipi che si sentono in televisione". Secondo il regista è questa la missione del cinema, "far vedere al pubblico la realtà delle cose che spesso i media mascherano". E ancora sul cinema-verità verteranno i prossimi progetti: "Sto lavorando su due documentari, uno sulla storia di Torino vista attraverso lo sport, in vista delle Olimpiadi, l'altro sull'arte contemporanea".