Luciano Sovena non ci sta: per l'Amministratore Delegato dell'Istituto Luce, due anteprime in contemporanea sono "una guerra tra poveri, combattuta tra due piccoli film entrambi meritevoli d'attenzione". Più che una polemica, il suo è un invito al dialogo rivolto alle distribuzioni: in questo caso la Sacher di Nanni Moretti, che presentava alla stampa La zona di Rodrigo Plà, nelle stesse ore di Cover-Boy, l'opera seconda di Carmine Amoroso che il Luce distribuisce in 10 copie il prossimo 21 marzo. Al film, Sovena tiene molto: "ovunque sia stato proiettato è stato accolto da molti applausi, a Rotterdam c'è stata addirittura un'ovazione: siamo orgogliosi di portarlo in sala". L'uscita, però, arriva con qualche anno di ritardo (realizzato nel 2005, fu presentato alla prima Festa di Roma), e la sovrapposizione di stamattina non è che l'ultimo incidente di percorso di un film che ne ha passate tante: al punto che - scherza il regista - "uscire di venerdì santo è una soddisfazione, visto che girarlo è stato un Calvario". Del progetto iniziale, che inquadrava da vicino i fatti di Timisoara (la città della Romania dove scoppiò la rivoluzione contro Ceaucescu) per mostrare come si fosse trattato "di un colpo di Stato, il primo falso mediatico della storia recente", non resta che l'ambientazione romena delle prime sequenze, col giovanissimo Ioan che nel 1989 assiste all'assassinio del padre: "I mezzi economici limitati non mi hanno permesso di girare come avrei voluto: il budget iniziale, 3mln di euro, è stato decurtato dal MiBAC di due terzi". Ma i produttori, Filand e Paco Cinematografica, non si sono arresi: "A film finito, però, ci siamo trovati di fronte all'impossibilità di farlo uscire: anche chi amava il film - ricorda Giuliana Gamba, produttrice con Arturo Paglia e Augusto Allegra - non voleva accollarsi l'onere di un'opera che dal Ministero non aveva ottenuto neppure il contributo per la distribuzione". Per ovviare alle difficoltà economiche, il regista ha dovuto rinunciare all'affresco storico, concentrandosi sull'aspetto più intimista del progetto, l'incontro a Roma tra Ioan (il ballerino Eduard Gabia) e Michele (Luca Lionello), l'uno immigrato clandestino, e l'altro lavoratore precario (alle prese anche con la padrona di casa Luciana Littizzetto, nel ruolo ironico di un'attrice fallita). La convivenza, l'affetto, poi la separazione quando Ioan incontra una fotografa di moda (Chiara Caselli) che farà di lui un ragazzo da copertina: un Cover-Boy, appunto. Al centro del racconto, una realtà in gran parte rimossa dal nostro cinema: "Dopo Come mi vuoi - spiega il regista, che con quel primo film lanciò la coppia Monica Bellucci-Vincent Cassel - ho continuato a sentirmi un precario di questo lavoro, e per due anni ho vissuto in Romania, imparando da vicino cosa vuol dire l'immigrazione". Per raccontarla, al tempo stesso ovviando alle ristrettezze del budget, ha scelto di girare in digitale: "col direttore della fotografia Paolo Ferrari siamo stati dei pionieri, e invito tutti i cineasti a servirsi come noi delle nuove tecnologie come l'HDV, che abbattendo i costi permettono il massimo della libertà, e democratizzano un cinema, il nostro, che è il regno del privilegio e del nepotismo, e non ha il coraggio di raccontare la società come faceva il cinema inglese durante il thathcerismo, che pure somiglia molto alla stagione neoliberista che stiamo vivendo". In Romania, il film è piaciuto molto, ma quanto a distribuzione se Roma piange Bucarest non ride: "Le sale sono poche - ricorda Amoroso - e sono invase dai film americani". Ai festival, però, è tutta un'altra storia: al Transilvania Film Festival, per esempio, Luca Lionello ha vinto il premio per la migliore interpretazione: "sono fiero di aver girato questo film, e in fondo sono contento anche dei tagli al budget: magari se fosse stato più ricco, non sarebbe stato uno specchio così attendibile della nostra società, capace di parlare del lavoro dell'uomo, e della sua anima". Insomma, il bilancio è in attivo nonostante le finanze: "È un bel film, dove l'estetica non prende il sopravvento", conferma Chiara Caselli, "orgogliosa di aver partecipato ad un'opera poetica e sincera. Ma attenzione, in Italia si fa tutti una gran fatica, a fare cinema!". Lei, per esempio, ha dovuto rimettere nel cassetto il sogno dell'esordio alla regia: ma intanto ha ripreso alla grande la carriera da attrice, con Bird Watchers di Marco Bechis e Il passato è una terra straniera di Daniele Vicari.