Non sarà una battaglia facile quella che attende Cristina Comencini agli Oscar. La regista, che ha il merito di avere riportato l'Italia in gara dopo sei anni con La bestia nel cuore, avrà un avversario più che temibile nel sudafricano Il suo nome è Tsotsi, presentato a Roma questa mattina e accolto con un lungo e caloroso applauso dai critici e dai giornalisti presenti in sala. Ispirato all'omonimo romanzo di Athol Fugard e in uscita nelle nostre sale il 3 marzo, il film è scritto e diretto da Gavin Hood e prende il titolo dal nome del suo protagonista. Tsosti (che nel gergo usato nei ghetti sudafricani significa gangster) vive in una baraccopoli alla periferia di Johannesburg e guida una gang di giovani criminali. Un giorno spara ad una donna davanti ad una villa e le ruba l'auto, ma non si accorge che nella vettura c'è un bambino di appena pochi mesi. Incapace di abbandonarlo nella macchina lo porta con sé, inconsapevole del fatto che sarà proprio da quest'incontro che avrà inizio la sua redenzione. Un film duro e commovente, diretto e sceneggiato egregiamente e interpretato da un altrettanto bravo Prestley Chweneyagae, che rischia davvero di infrangere i sogni di gloria della Comencini. E' stata la stessa regista a definirlo il film che tra tutti i candidati (il francese Joyeux Noël, il palestinese Paradise Now, il tedesco La rosa bianca - Sophie Scholl) considera il più "pericoloso". "Nell'adattare Tsotsi per il grande schermo - spiega il regista - il nostro obiettivo principale era quello di realizzare un thriller psicologico esemplare, ma volevamo anche condurre il nostro pubblico in un mondo fatto di contrasti estremi: grattacieli e baracche, ricchezza e povertà, rabbia violenta e sensibilità compassionevole". Non a caso la vicenda è stata trasportata ai giorni nostri, mentre il libro è ambientato negli anni Cinquanta, in piena apartheid.  Un'operazione che ha convinto a pieno anche Athol Fugard che ha definito Tsosti "il miglior film che sia stato tratto da un suo romanzo e anche uno dei migliori film mai realizzati in Sud Africa". Molto importante nel film è l'uso delle musiche, una combinazione di canzoni kwaito della star sudafricana Zola (anche interprete nel ruolo del gangster Fela) e dei suoni lirici di Vusi Mahlasela. "Quella che raccontiamo è una storia dark - spiega il produttore Peter Fudakowski - ma dovevamo renderla d'intrattenimento, qualcosa di accessibile ad una platea mondiale e giovane". Non resta che attendere il 5 marzo, quando a Los Angeles saranno consegnate le statuette.