"Il fantasma di Corleone è film importante perché parla di mafia in un momento in cui Cosa Nostra fa di tutto perché ci si dimentichi di lei". A parlare è Giancarlo Caselli, ex procuratore capo di Palermo, intervenuto questa mattina alla presentazione della docufiction diretta dal filmaker siciliano Marco Amenta e incentrata sulla misteriosa figura del boss Bernardo Provenzano, sulla sua latitanza dal 1963 e sulla caccia all'uomo portata avanti da Giuseppe Linares, giovane capo della squadra mobile di Trapani. Il film arriva nelle sale italiane (il 31 marzo distribuito dalla Pablo), a un mese dall'uscita nei cinema del documentario di Marco Turco In un altro paese, dedicato ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. "Il mio non è soltanto un documentario di montaggio - chiarisce Amenta - non solo perché mescola fiction e realtà, ma perché si inserisce nel filone del documentario investigativo che è poco frequentato in Italia e al quale si possono ricondurre opere come Viva Zapatero! di Sabina Guzzanti e Fahrenheit 9/11 di Michael Moore". Il regista mescola alle testimonianze dello stesso Linares, di Roberto Scarpinato, procuratore aggiunto di Palermo e memoria storica della lunga battaglia dello Stato contro la mafia, o ancora del colonnello Michele Riccio, cui fu impedito da un ordine superiore di portare a termine un blitz nel covo in cui si sospettava fosse nascosto Provenzano, momenti di fiction per i quali si affida anche all'attore Marcello Mazzarella (interprete in passato di Placido Rizzotto di Pasquale Scimeca), e s'interroga, senza fornire volutamente delle risposte, su come sia possibile che il "fantasma di Corleone" sia riuscito a farla franca per 43 anni e a sfuggire ai diversi tentativi di cattura. La risposta la fornisce tra le righe lo stesso Caselli: "Ho visto in prima persona quanto impegno e quanta professionalità sono state profuse nella ricerca di Bernardo Provenzano. Se ogni tentativo si è rivelato infruttuoso e le cose non sono andate a buon fine, sono tanti i motivi. Come magistrato non mi posso affidare alle ipotesi, ma mi devo basare solo sui fatti e sulle prove. Senza elementi concreti non mi è concesso esprimere opinioni. Detto questo - continua - è vero che se la mafia esiste da 150 anni è perché non abbiamo a che fare con semplici gangster, bensì con gente in grado di costruirsi un tessuto di relazioni e di contatti che arrivano a coinvolgere anche la politica, la finanza e le istituzioni". Nonostante ciò Caselli sottolinea come "l'Italia è un paese che ha problemi con la criminalità organizzata, ma è anche il paese dell'anti-mafia, degli uomini che rischiano la vita ogni giorno come Linares e di quelli che la vita l'hanno persa, consapevoli che sarebbe successo, come Borsellino. Ed è anche il paese che ha saputo elaborare delle leggi prese a modello per una Convenzione Internazionale alla quale hanno aderito nel dicembre del 2000 tutti i paesi del mondo". Presente all'incontro di questa mattina anche Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, associazione che si occupa di recuperare e destinare a fini sociali le terre e i beni sequestrati ai mafiosi: "Come ha detto Ciampi la mafia non basta combatterla, bisogna sconfiggerla - dice - abbiamo le armi per farlo, ma occorre che le forze dell'ordine non vengano lasciate sole". Il fantasma di Corleone sarà trasmesso integralmente da Sky e in versione ridotta da Raitre, Amenta chiarisce tuttavia che "non c'è nessun intento censorio da parte della Rai", ma i tagli da effettuare "saranno decisi soltanto dopo le elezioni".
Caccia al fantasma
"La lotta alla mafia passa anche per il cinema" dice il giudice Caselli. Che presenta il film sul boss Provenzano
24 marzo, 2006