Un gioiellino, un pezzo d'artigianato made in Italy. Questo è Pinocchio di Enzo d'Alò, disegni di Lorenzo Mattotti e musiche di Lucio Dalla. Presentato durante il day 1 delle Giornate degli Autori, il film è diverso rispetto agli altri Pinocchio ma la sostanza, la storia, rimane la stessa. D'Alò voleva "un film fedele, quasi letterale, ed è bastato cambiare il punto di vista (del burattino stesso in questo caso, ndr) per renderlo attuale e mantenere la sostanza". Mattotti conferma il desiderio di rimanere fedeli all'identità italiana di Pinocchio, di fuggire da "stereotipi giapponesi e americani che funzionano ma non hanno la stessa fibra dei richiami figurativi del Beato Angelico e dei miei amori metafisici". "E non restituiscono - continua d'Alò - quel connubio ideale tra Rossini e Collodi".
Marco Alemanno, ultimo compagno di Dalla, ha ricordato il cantautore bolognese recentemente scomparso, raccontando come Dalla avesse finito il lavoro in studio dicendo: "Io questo film lo voglio vedere a Venezia!", e che "come un bambino aveva abbracciato questo progetto perché voleva giocare" e perché si sentiva egli stesso un Pinocchio, "un grande bugiardo, e più bugiardo di me ho conosciuto solo Fellini".
Enzo d'Alò ha impiegato molto tempo per mettere insieme i pezzi di Pinocchio (l'idea c'era già nel 2000). Una gestazione lunga perché nel 2002 era arrivato il Pinocchio di Benigni e non c'erano abbastanza fondi (la lista dei finanziatori parte dalla Sicilia Film Commission e arriva al Film Fund del Lussemburgo) per realizzare il progetto. 12 anni dopo però lo stesso ha visto la luce.