Certo è che Brillante Mendoza non salta un festival. Cannes, Berlino o Venezia non fa differenza. Il regista filippino riesce sempre a trovare il modo di starci. Diverso è il discorso relativo alla qualità dei suoi lavori: autore discontinuo, Mendoza è capace di sfornare autentiche gemme come inaudite schifezze. Sinapupunan, con il quale si ripresenta in concorso al Lido tre anni dopo Lola, entra di diritto tra le prime. L'applauso prolungato alla proiezione per la stampa ne è la prova.
Ambientato sull'isola di Tawi Tawi, nel sud del Paese, dove pescatori e cercatori di perle vivono fuori dal mondo e in armonia con la natura, il film segue le vicissitudini di una coppia musulmana segnata dal dramma dell'infertilità. Un figlio sarebbe la ciliegina sulla torta di una vita coniugale felice. Soprattutto per l'uomo. Perciò la moglie - che peraltro fa la levatrice - acconsente perché il marito sposi una seconda donna capace di esaudire il suo desiderio di paternità. Trovare però una giovane sposa non è facile, bisogna avere una dote importante; e quando, al prezzo di enormi sacrifici, riescono finalmente a metterne insieme una e a trovare una candidata disponibile, la stessa chiederà come condizione per il matrimonio che l'uomo ripudi la moglie precedente alla nascita del primo figlio: "Fa parte della loro cultura avere la possibilità di sposarsi due volte. - spiega Mendoza - Ammetto sia dura per le donne, ma io volevo semplicemente raccontare una storia e una comunità che gli stessi filippini conoscono poco, quella dei Bajau. Non so se sia una vicenda oscura o luminosa. E' una storia".Per fedeltà alla stessa assistiamo nel film all'uccione di una mucca ("La stavano sacrificando ad Allah in occasione delle nozze") e al vero parto di due bambini. La cosa incredibile è che a farli nascere è stata proprio l'attrice protragonista, la grande Nora Aunor: "Ho dovuto imparare a farlo, ma non è stata questa la difficoltà maggiore delle riprese - dice l'interprete -. Il problema principale, in un film con così pochi dialoghi, era trasmettere un'emozione al pubblico attraverso gli occhi, il gesto. Mendoza non ti dà indicazioni, ma lascia che le sensazioni dei protagonisti sulla scena prorompano spontanemante"