“Questo è un film al femminile, cosa ormai rara nel panorama cinematografico italiano. Una commedia leggera che però affronta un tema sociale importante come quello della disoccupazione e del licenziamento”.

Donatella Finocchiaro parla di Beate, l’opera prima di Samad Zarmandilli che uscirà nelle sale questo giovedì, 30 agosto. Tutto si svolge in una fabbrica del nord-est che produce biancheria intima per signore. Un giorno le operaie tessili scoprono di essere prossime al licenziamento, perché i proprietari vogliono delocalizzare l’attività per moltiplicare i profitti. Per opporsi a un destino già segnato la combattiva Armida, interpretata dalla Finocchiaro, e le sue compagne senza lavoro si uniranno ad alcune suore, abili nell’arte del ricamo, del vicino “Convento del Manto Santo”, che rischiano di essere sfrattate perché non hanno sufficiente denaro per mettere in sicurezza l’immobile. Operaie e suore intraprenderanno così una singolare collaborazione: una produzione artigianale e clandestina di lingerie.

“Il mio film è una sorta di fiaba sociale. All’inizio l’avevo ambientata nel sud d’Italia poi ho pensato che nel nord est era più credibile”, dice il regista che ha esordito come assistente alla regia in Vesna va veloce di Carlo Mazzacurati (1996), cui poi dedicherà la tesi di laurea e un documentario per la tv Speciale Mazzacurati. Uno sguardo esterno sulla realtà.

 

“Siamo state una squadra e noi donne nel film troviamo un’alternativa utilizzando alcuni escamotage non proprio leciti. È geniale aver unito il mondo delle operaie con quello delle suore: sono due mondi distanti storicamente, ma quando si uniscono diventano forti insieme”, dice la Finocchiaro, qui nei panni di un’operaia laica, non priva di una sua profonda religiosità, menomata nel fisico dalla nascita da un così detto “piede torto”. Al suo fianco tante altre attrici tra operaie e suore: Maria Roveran, Lucia Sardo, Betti Pedrazzi, Orsetta Borghero, Silvia Grande, Cristina Chinaglia, Licia Navarrini e Eleonora Panizzo.

Ma in ogni favola c’è sempre un cattivo e in questo caso una cattiva, interpretata da Anna Bellato, nei panni di Veronica, la proprietaria della fabbrica di lingerie: “Racconto il punto di vista egoistico di una persona che pensa solo alla cosa economicamente più conveniente per la propria azienda che è appunto la delocalizzazione. Ma ovviamente l’egoismo in tutte le sue forme porta al male e sarà punito”.

Infine il regista dice: “Papa Francesco si è anche occupato del ruolo della donna, cercando di modernizzare una figura che nei secoli è stata messa da parte dalla Chiesa. Affronto anche il tema del mondo del lavoro, che probabilmente in futuro sarà più fluido e bisognerà stare attenti a non perdere i diritti che in tanti anni i lavoratori hanno conquistato”.

Unico personaggio maschile di rilievo nel film è Paolo Pierobon, attore teatrale in questi giorni impegnato nelle riprese di 1994, terzo capitolo della trilogia Sky su tangentopoli, qui nei panni di un amico di Armida.

Prodotto da Dario Formisano per la sua Eskimo e distribuito da No.Mad Entertainment il film è interamente ambientato nel delta del Po. Nella colonna sonora anche una canzone di Jannacci intitolata Veronica e composta da Dario Fo e Sandro Ciotti: “L’abbiamo scelta perché era popolare e legata al mondo del lavoro”, conclude il regista.