È di lunedì l’annuncio, rimbalzato online e sulla stampa, della nuova edizione del Cinema in Piazza 2020 promosso da I ragazzi del Cinema America. La formula dell’iniziativa è rimasta invariata: due mesi di programmazione su tre arene romane (Ostia, Trastevere e Cervelletta) a ingresso gratuito.

Ad essere profondamente e drammaticamente cambiato però, è tutto ciò che ci circonda. I cinema, com’è noto, sono stati tra i primi luoghi ad essere chiusi a causa dell’emergenza COVID-19. Era Marzo e la programmazione prevedeva le uscite dei nuovi film premiati al Festival di Cannes.

 L’annuncio del Presidente Conte della settimana passata ha identificato una data di svolta: il 15 Giugno i cinema potranno riaprire. Ma con quali costi? Riuscirà davvero l’industria cinematografica a reggere l’urto di questi (quasi) tre mesi di chiusura che hanno messo a dura prova Esercenti, Distribuzioni, Produzioni e i dipendenti-lavoratori dello spettacolo? Si riuscirà a riportare gli spettatori nelle sale, la cui capienza sarà già dimezzata per i protocolli sanitari? Le distribuzioni riusciranno a programmare il proprio prodotto, adeguatamente promozionato?

Gli interrogativi sono molti di più e mostrano la complessità di un sistema imprenditoriale formato da piccole imprese, dalle grandi ambizioni portate avanti grazie ad un intenso lavoro di tutta l’industria del cinema, comprese le Istituzioni, che ne fanno parte.

In questi mesi, mentre le insegne dei cinema sono rimaste spente, il lavoro dietro le quinte è stato incessante e proprio con l’unità dell’industria cinematografica si è arrivati all’ideazione del progetto nazionale Moviement Village: un’ampia diffusione di arene all’aperto con l’obiettivo di rilanciare il Cinema e il suo rapporto con il pubblico. Il progetto, ideato da Anec e Anica (Sezione Distributori), ha trovato il sostegno di Mibact, Regione Lazio, Anci, Anac, Nuovo Imaie, Premio David di Donatello, 100 autori, Aie, Ali, Cinemeccanica e altri partner. Interi settori del mondo cinematografico che hanno scelto di muoversi all’unisono per affrontare una crisi che ad ora ha già portato ad una perdita di 60 milioni al botteghino (dati al 4 maggio) solo sul territorio di Roma.

Questo è il panorama nel quale vengono annunciate le tre arene gratuite del Cinema America patrocinate e sovvenzionate da Mibact, Regione Lazio e Roma Capitale. Ad emergere, oltre alla necessità di ribadire che la “Sala è il tempio del Cinema”, è un chiaro sfasamento della gestione della situazione di crisi del settore da parte delle Istituzioni. Riteniamo infatti che le Istituzioni-quali garanti della par condicio tra operatori culturali- non possano chiudere gli occhi davanti ad una palese concorrenza sleale, tipica di una offerta di (qualsiasi) film a titolo gratuito –e perciò stesso senza rivali- sostenendo economicamente un cinema “sussidiato”. Fare impresa comporta un rischio, altrimenti si è altro rispetto ad un “imprenditore”.

Crediamo innanzitutto sia fondamentale per restituire fiducia e dare un tangibile sostegno alle piccole e medie imprese, che le Istituzioni chiariscano una linea di priorità degli interventi economici, che a nostro avviso non può che ricadere sul percorso condiviso che stiamo portando avanti con l’intera industria cinematografico.

In secondo luogo riteniamo fondamentale proteggere e sostenere l’esercizio cinematografico, non solo come segmento della filiera, ma in quanto punta di un iceberg, spesso omesso: gli autori, i registi, gli attori,i tecnici, i professionisti e le maestranze i cui nomi scorrono sui titoli di coda, il cui lavoro è sostenibile unicamente se la filiera produttiva si chiude in un virtuoso percorso distributivo in sala. Molti cinema rischiano in questi giorni di non poter riaprire e a pagarne il costo sarà l’intero sistema cinema, perché è proprio il luogo di connessione tra il prodotto culturale e il pubblico a creare i presupposti per una giusta ed equa remunerazione di tutti coloro che-a vario titolo e competenza-partecipano all’ opera cinematografica.