Riassumere il percorso di una Mostra importante come quella lidense è un'operazione da far tremare i polsi. Può sembrare un paradosso ma quando il materiale da cui attingere è così tanto si rischia spesso di fare confusione. Di solito, in casi come questo, si privilegia un taglio (leggi: idea) piuttosto che un altro. Come ad esempio è stato fatto per Enrico LXXV - Lucherini, dello stesso autore, dove se non altro è il protagonista del titolo a fungere da filo conduttore. Viceversa Venezia 75, realizzato da Antonello Sarno e presentato ieri nella sezione Eventi, ci fa tornare in mente una recensione di qualche tempo fa apparsa su uno dei più grandi quotidiani nazionali dove si sosteneva che non esistono più autori ma solo scalettatori. In effetti Venezia 75 risulta un compitino piatto e senza un filo di verve, dove l'unica preoccupazione risulta essere quella di infilarci tutti ma proprio tutti, per un perverso procedimento di accumulo che riserva lo stesso spazio a Stefano Accorsi e John Ford, absit iniuria verbis. Ora, se i 28 minuti della durata sono davvero pochi per condensare l'avventura di una manifestazione importante come questa, gli stessi 28 minuti possono diventare un'eternità per chi si aspetta di trovare una perla, magari sconosciuta, nascosta nello sconfinato patrimonio rappresentato dai repertori delle Teche Rai e dell'Istituto Luce. Siamo certi che l'autore abbia lavorato con passione al suo progetto, si percepisce, ma forse per un'operazione così imponente (e per un'occasione del genere), sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di più, una conoscenza più approfondita non tanto dell'argomento quanto degli archivi stessi. Magari proprio un archivista, meglio se di professione.