Sul lago Tahoe

¿Te acuerdas de Lake Tahoe?

SPAGNA 2008
Il sedicenne Juan, esasperato dai problemi familiari, decide di scappare a bordo dell'auto dei suoi. La fuga, però, termina velocemente contro un palo del telegrafo poco distante dalla sua abitazione. Costretto a riparare la macchina, Juan si imbarca in un'odissea cittadina alla ricerca di qualcuno che possa aiutarlo. Si imbatte quindi in un anziano meccanico con il suo intelligente cane boxer Sica, poi in Lucía, una ragazza punk che ben poco si intende di auto e motori che lavora presso la 'Refaccionaria Oriente', una bottega di ricambi auto, e infine in David, un apprendista meccanico con la passione per il kung-fu che finalmente può risolvere il guasto. Le esperienze vissute nel corso della giornata aiuteranno Juan a comprendere quale sarà da ora in poi il suo ruolo all'interno della famiglia.
SCHEDA FILM

Regia: Fernando Eimbcke

Attori: Diego Cataño - Juan, Héctor Herrera - Don Heber, Daniela Valentine - Lucía, Juan Carlos Lara - David, Yemil Sefami - Joaquín, Enrique Albor, Raquel Araujo

Sceneggiatura: Fernando Eimbcke, Paula Markovitch

Fotografia: Alexis Zabé

Musiche: Camilo Lara

Montaggio: Mariana Rodríguez

Scenografia: Diana Quiroz

Costumi: Mariana Watson

Altri titoli:

Lake Tahoe

Durata: 85

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM, CINEMASCOPE

Produzione: CINEPANTERA, FIDECINE, INSTITUTO MEXICANO DE CINEMATOGRAFÍA (IMCINE), EFICINE 226

Distribuzione: ARCHIBALD FILM

NOTE
- PREMIO ALFRED BAUER E PREMIO FIPRESCI AL 58MO FESTIVAL DI BERLINO (2008).

- FUORI CONCORSO AL 26. TORINO FILM FESTIVAL (2008).
CRITICA
"Rallentare, riflettere, ascoltare, aspettare. Potrebbe essere il motto di quei film, in aumento, che chiedono pazienza ma ripagano lo spettatore con emozioni e onestà non comuni. Si veda 'Sul lago Tahoe', del 38enne messicano Fernando Eimbeke, scoperto alla Berlinale 2008. Inquadrature fisse, tipi bizzarri, un paesino portuale sospeso nell'immobilità della bassa stagione, una storia che pare girare in tondo. E la luce vivida dello Yucatan, che sacralizza senza darlo troppo a vedere il banale e l'ordinario. Dietro il girovagare di quel ragazzo che in apertura va a sbattere contro un palo, poi vaga per il paesino cercando un meccanico e trovando tutt'altro, si nascondono perdita, confusione, dolore. Ma il nucleo emotivo è quasi nascosto in immagini meravigliose e studiatamente casuali, tanto che scopriamo di cosa si tratti solo verso la fine. Dopo aver accumulato una serie di momenti e episodi ora buffi, ora assurdi, ora malinconici, che di colpo acquistano tutt'altro senso. Era la fuga da un momento insopportabile che teneva insieme tutte quelle scene. E sono l'occhio e il rigore ammirevoli del regista, che usa solo non professionisti a parte un vecchio attore strepitoso, e battezza Sica il suo cane in omaggio al De Sica di 'Umberto D.', a fare del film un vero gioiello, sofisticato e insieme comunicativo come capita di rado." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 28 agosto 2009)

"Il silenzio gioca un ruolo fondamentale in 'Lake Tahoe', film messicano. Il regista Fernando Eimbcke emoziona per il suo linguaggio semplice, per l'uso continuo della camera fissa che dilata il tempo in cui si muove il protagonista." (Vincenzo Savignano, 'Avvenire', 10 febbraio 2008)

"Costruito così attraverso una serie di confronti anche il personaggio di Juan prende forma e consistenza, evitando le trappole dello psicologismo ma anche le tentazioni di certo stereotipato cinema giovanilista. Eimbcke si inventa un modo di raccontare fatto di brevi scene dove le parole spesso non servono, collegate tra loro da 'code' completamente nere, dove a volte si ascolta in colonna sonora qualche rumore o qualche parola. E l'effetto, piuttosto che spezzettare la storia, finisce per essere quello di sottolineare la forza delle immagini che si vedono, come se dell'avventura di tutto un giorno il regista volesse farci vede solo quello che ritiene davvero importante. Così il risultato finale è una specie di 'diario' improvvisato e divertente, raccontato all'insegna di una leggerezza contagiosa e affascinante, che grazie a un gruppo di attori sconosciuti ma indimenticabili si candida seriamente ai premi finali." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 10 febbraio 2008)