Panico al villaggio

Panique au village

2/5
Dal Belgio un esempio di claymation anarcoide e strampalata, tutta gag e catastrofi. Faticosa

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BELGIO 2009
Il cowboy e l'indiano sono veri e propri professionisti nel commettere disastri: ogni volta che decidono di fare qualcosa, sono in grado di scatenare un vero e proprio caos. Decisi a preparare un bel regalo di compleanno per l'amico cavallo, un barbecue che potrà montare da solo, ne combineranno una delle loro e tutti insieme si troveranno ad affrontare una serie di mirabolanti e pericolose avventure.
SCHEDA FILM

Regia: Vincent Patar, Stéphane Aubier

Soggetto: Vincent Patar, Stéphane Aubier

Sceneggiatura: Vincent Patar, Stéphane Aubier, Vincent Tavier, Guillaume Malandrin

Musiche: Dionysos

Montaggio: Anne-Laure Guégan

Altri titoli:

A Town Called Panic

Durata: 75

Colore: C

Genere: ANIMAZIONE COMMEDIA

Produzione: GEBEKA FILMS, LA PARTI PRODUCTION, MADE IN PM, MÉLUSINE PRODUCTIONS, BEAST PRODUCTION

Distribuzione: NOMAD FILM (2010)

Data uscita: 2010-06-25

TRAILER
NOTE
- PROIEZIONE DI MEZZANOTTE AL 62. FESTIVAL DI CANNES (2009).
CRITICA
"ll postino suona sempre due o tre volte. Ed ha parecchi pacchi da consegnare nel villaggio ideato e creato dal duo di registi belgi Stephane Aubier e Vincent Patart. (...) inferi, ghiaccio, fondali marini, pionierismo sognatore alla Méliès e finissima animazione in stopmotion. 'Panico al villaggio' è film sorprendente, carico di borbottii gramelot (la versione italiana ci manca, scusateci) e ruoli comici ben definiti, depositati su un mondo/fondale freneticamente montato, smontato, rimontato e rismontato. Ritmo alto, gag spesso esilaranti (le mucche che chiedono di spegnere la luce all'asino prima di dormire sono da antologia), poche pretese contenutistiche e una grande irriducibile passione per un cinema acceso dal fuoco sacro dell'animazione." (Davide Turrini, 'Liberazione', 25 giugno 2010)

"Muniti di follia lunatica e genialità creativa si può fare miracoli con poco. Prendi una varietà di 'soldatini', neanche fossero miniature dei Village People, spostali un passo per volta e riprendi tutto a scatto singolo ed ecco uno dei lungometraggi più curiosi e divertenti della stagione. (...) A dire il vero, qualche forzatura plastica c'è, nel senso che i modellini dei singoli personaggi sono più d'uno, come lo sono le espressioni, i gesti, le posizioni e messi in successione si muovono da matti. Anche se a vederli da fermi in fotografia non si direbbe, quei figurini manipolati a dovere possono essere carichi di dinamismo e provocare ilarità a dismisura. (...) Miglior titolo non si poteva trovare per questo bizzarro film animato che rimanda nello spirito alle farneticazioni dei fratelli Marx, dei Monty Python e a tutta una scuola di demenzialità surreale su pellicola. Stile e tecnica medita per un lungometraggio di successo, ma ha già vinto vari premi come serie fra cui un grand prix ad Annecy e supera anche la prova della durata lunga. (...) Volutamente mostrato al grezzo, dell'artigianale imperfezione il film fa virtù. I movimenti nevroticamente barcollanti delle statuine in plastilina, gli assurdi oggetti di arredo, compresi un phon enorme e una caffettiera sproporzionata, gli incoerenti trasferimenti di ambientazione dal centro della Terra al Polo per tornare al Villaggio diventano cifra stilistica inconfondibile e fonte di comicità geniale. Non a caso questo insolito oggetto cinematografico è stato incluso nelle selezioni ufficiali di Cannes, dell'Oscar e dei César francesi." (Thomas Martinelli, 'Il Manifesto', 25 giugno 2010)

"Animazione per l'infanzia? Nossignori. Animazione dall'infanzia. In un villaggio color pastello incastrato tra morbide collinette verdi, ci sono due case, una guardiola, una fattoria e una scuola di musica. In una delle due abitazioni - dall'esterno sembra piccola, dentro è enorme - vive una famiglia allargata e allarmata: Indiano, Cowboy e un cavallo chiamato Cavallo. (...) Tutto è folle ma familiare al tempo stesso (c'è morte, internet, comunità e legge), come quando costruivamo un mondo bislacco durante i nostri giochi. I registi sono anche autori delle irresistibili vocine dei personaggi. Tratto da una serie tv, questo lungometraggio belga in stop motion è un capolavoro assoluto." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 25 giugno 2010)

"Comincia bene, ma si confonde dopo mezz'ora 'Panico al villaggio' di Stéphane Aubier e Vincent Patar, film franco-belga d'animazione realizzato con la tecnica del rallentatore. I personaggi principali sono un cavallo, un pellerossa e un cowboy in miniatura, di quelli con i quali giocano i bimbi. Vivono sereni in campagna, finché il pellerossa e il cowboy ordinano via mail cinquanta mattoni per costruire un barbecue da donare al cavallo (carnivoro?). Però i mattoni che arrivano sono un milione di volte di più. Il resto risparmiatevelo." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 25 giugno 2010)