La comune

Kollektivet

3.5/5
Altro ritratto delle dinamiche di gruppo firmato Vinterberg. Con meno cinismo ma senza fardelli ideologici, e il solito talento

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DANIMARCA 2015
La vita di una comune nella Danimarca degli anni Settanta. Erik, un docente di architettura, eredita la vecchia casa di suo padre a Hellerup, a nord di Copenhagen. La dimora è molto grande, così sua moglie Anna, nota giornalista televisiva, suggerisce di invitare gli amici ad andare a vivere con loro. In questo modo la donna spera di sfuggire alla noia che ha cominciato a fare breccia nel loro matrimonio. In poco tempo, tutto il gruppo si stabilisce e inizia a convivere prendendo insieme le decisioni, affrontando discussioni e dibattiti e divertendosi con lunghe nuotate nel vicino stretto di Øresund. Non mancano però i contrasti, dovuti alle grandi o piccole idiosincrasie di ognuno di loro e il fragile equilibrio rischia di venir meno quando Erik si innamora della studentessa Emma, che si trasferisce nella casa. Spettatrice degli eventi è la 14enne Freja, figlia di Erik e Anna, che osservando la "comune" con distacco cerca di trovare la sua strada.
SCHEDA FILM

Regia: Thomas Vinterberg

Attori: Trine Dyrholm - Anna, Ulrich Thomsen - Erik, Helene Reingaard Neumann - Emma, Martha Sofie Wallstrøm Hansen - Freja, Lars Ranthe - Ole, Fares Fares - Allon, Magnus Millang - Steffen, Anne Gry Henningsen - Ditte, Julie Agnete Vang - Mona, Oliver Methling Søndergaard - Johannes, Mads Reuther - Jesper, Rasmus Lind Rubin - Peter, Ulver Skuli Abildgaard - Preben, Sebastian Grønnegaard Milbrat - Vilads, Jytte Kvinesdal - Kirsten

Soggetto: Thomas Vinterberg - pièce teatrale, Mogens Rukov - pièce teatrale

Sceneggiatura: Thomas Vinterberg, Tobias Lindholm

Fotografia: Jesper Tøffner

Musiche: Fons Merkies

Montaggio: Anne Østerud, Janus Billeskov Jansen

Scenografia: Niels Sejer

Arredamento: Didde Højlund Olsen, Salli Lindgreen

Costumi: Ellen Lens

Effetti: Søren Hvam, Luuk Meijer, Storm Post Production

Durata: 111

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: ARRI ALEXA PLUS/ARRI ALEXA STUDIO/ARRI ALEXA M, 2K, DCP (1:2.39)

Tratto da: pièce "Kollektivet" di Thomas Vinterberg e Mogens Rukov

Produzione: ZENTROPA ENTERTAINMENTS 19 APS, TOOLBOX FILM, DANMARKS RADIO (DR), DET DANSKE FILMINSTITUT, TOPKAPI FILMS

Distribuzione: BIM (2016)

Data uscita: 2016-03-31

TRAILER
NOTE
- ORSO D'ARGENTO PER LA MIGLIOR ATTRICE A TRINE DYRHOLM AL 66. FESTIVAL DI BERLINO (2016).
CRITICA
"Vinterberg è abile a caratterizzare ogni personaggio e il suo messaggio sull'importanza dei sentimenti è condivisibile, ma il film è un po' troppo semplicistico per essere davvero indimenticabile." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 18 febbraio 2016)

"Vinterberg, non ancora cinquantenne, ha già girato, in America, film dimenticabili, ma in Danimarca, abbandonando subito le fastidiose cineregole Dogma da lui e dall'amico von Trier inventate in tempi di rivolta, ha fatto due film molto belli, 'Festen' (...) e 'Il sospetto' (...). 'La comune' è meno importante ma è un piacevole ricordo di tempi di democrazia pratica e alla fine poco democratica, è la convincente storia di come ci si salva dall'amore, un originale omaggio alla forza delle donne e alla loro possibile sorellanza, cui gli uomini scantonando con i singhiozzi lasciano la responsabilità delle decisioni difficili." (Natalia Aspesi, 'La Repubblica', 30 marzo 2016)

"La materia era interessante; peccato che il film la diluisca, da un certo punto in poi, in una storia di triangolo amoroso (...) dove gli altri membri della comune giocano un ruolo marginale. Fino ad allora interessante, comunque, e ben interpretato dalla convincente Trine Dyrholm (...)." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 31 marzo 2016)

"Da 'Festen' (il film che l'ha lanciato) in poi, l'intrigante cineasta danese Thomas Vinterberg non ha fatto altro che demistificare dall'interno le dinamiche borghesi: salvo che nel tempo il piglio è diventato meno provocatorio e lo stile meno aggressivo. (...) Vintenberg non è intenzionato ad attardarsi sul quadro d'epoca - che infatti rimane appena accennato - bensì a vivisezionare la coppia, vero centro del suo interesse. (...) il film vira verso il drammatico senza perdere la sua aria di commedia; e, probabilmente per questo motivo, resta più accattivante che convincente." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 31 marzo 2016)

"Intenso e degno successore di 'Festen' di cui si porta i magnifici attori protagonisti (...) il nuovo Vinterberg è tutto da gustare, e meditare." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 31 marzo 2016)

"Le utopie sfociano nella malinconia, nel ricordo di un passato che forse non è mai esistito. (...) 'La comune' è un bel film, ma è soprattutto un film che fa simpatia." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 31 marzo 2016)

"Dettaglio importante quello della tavola. È il luogo deputato in cui Vinterberg (ma non solo lui...) è abituato dai suoi inizi a far esplodere i più feroci drammi familiari durante pranzi o cene regolarmente di fronte a belle tavole imbandite. Qui, questa volta, non ci sono drammi feroci ma solo degli stati di continuo disagio che danno colori precisi ai personaggi e alle situazioni che spesso li travagliano a volte perfino con liti furiose, di solito però in cifre se non proprio silenziose certamente sommesse, sufficienti comunque a segnare i tempi, gli sviluppi degli eventi attorno e, soprattutto, in specialissimo modo, i rapporti fra i personaggi e le loro reazioni. Certo questo nuovo film di Vinterberg non ha né l'arsura dolorosa di 'Festen' né le tensioni affannate tuttavia delicatissime del 'Sospetto' (...), ma ha comunque valori psicologici notevoli e riesce a inserirsi senza fratture né contrasti nel cinema serio del suo autore sulle famiglie." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 2 aprile 2016)

"Comincia come una commedia sugli anni 70 con protagonisti simpatici e sinistrorsi. Poi 'La comune' di Vinterberg (figlio di quella Danimarca lì, come il sodale Lars von Trier, anche se di 13 anni più giovane) diventa un intelligentissimo dramma sulle fondamenta, ovvero rapporti di forza, che stanno alla base delle architetture dei nostri rapporti. (...) Grande dramma nella tradizione scandinava. (...) Thomsen e Dyrholm (...) super. Interessante anche la Neumann, compagna del regista tornato quasi ai livelli del capolavoro 'Festen'." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 2 aprile 2016)