Ju tarramutu

ITALIA 2010
Girato in quindici mesi, il documentario prova a raccontare la città più 'mediatizzata' e mistificata d'Italia - L'Aquila, semidistrutta dal terremoto del 6 aprile 2009 - e passata dalla rassegnazione alla rivolta attraverso mille trasformazioni, intrecciando storie di persone, luoghi, cantieri, voci e risate di "sciacalli" imprenditori che hanno scatenato la "protesta delle carriole", quando ormai il terremoto non faceva più notizia.
SCHEDA FILM

Regia: Paolo Pisanelli

Attori: Antonella Cocciante - Narratrice, Patrizia Bernardi - Narratrice

Soggetto: Paolo Pisanelli

Fotografia: Paolo Pisanelli

Musiche: Animammersa

Montaggio: Matteo Gherardini, Piero Li Donni - collaborazione, Fabrizio Federico - collaborazione

Suono: Biagino Bleve

Durata: 89

Colore: C

Genere: DOCUMENTARIO

Specifiche tecniche: HDV, DIGITAL BETACAM

Produzione: ANDREA STUCOVITZ E PAOLO PISANELLI PER BIG SUR, PATNER MEDIA INVESTMENT, OFFICINAVISIONI

Distribuzione: ZALAB

Data uscita: 2011-04-06

TRAILER
NOTE
- SCULTURE SONORE: ANTONIO DE LUCA.

- MENIONE SPECIALE DEL SNGC, NELLA CATEGORIA DOCUMENTARI, ALL'EDIZIONE 2011 DEI NASTRI D'ARGENTO.
CRITICA
"Una città da riprendere e da riprendersi. E' questa L'Aquila documentata dal filmmaker, produttore e distributore totalmente indipendente Paolo Pisanelli. Che dopo aver portato 'Ju Tarramutu' (il terremoto in dialetto aquilano) in vari festival (Popoli, Sulmona...), approda nelle sale in coincidenza con il triste anniversario. Il materiale è lontano dal giornalismo cannibale, ed è invece carne addolorata che vuole guarire. I canti, le voci, i volti e le anime dei terremotati e del loro post-universo sciacallato vibrano attraverso uno sguardo acuto e sensibile. Ma che sa denunciare." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 7 aprile 2011)

"Nel docufilm di Pisanelli si mescolano le voci e i volti dei tanti cittadini rimasti senza casa e senza speranza, mentre da Roma il governo procede secondo i suoi standard, troppo lenti per quelli di Onna e dintorni, nella norma dell'emergenza per chi, nei fatti, sta ricostruendo un territorio. Così, nel magmatico blob del dopo terremoto (il titolo rimanda alla voce dialettale), sfilano anche gli sciacalli nella 'città più mistificata d'Italia'." (Cinzia Romani, 'Il Giornale', 8 aprile 2011)

"Non un'inchiesta come 'Draquila', anche se Berlusconi, il G8, la Protezione civile, la rabbia degli abruzzesi e l'impossibilità di opporsi alla politica del governo, sono al centro del film. Piuttosto una specie di indagine sentimentale, un diario collettivo «dalla città più mediatizzata e mistificata d'Italia». Dove a dire «Io» non è il regista quanto le persone che incontra, di ogni cultura ed età, tutte determinate a lottare per la loro identità mentre dall'alto si pensa solo a costruire 'new town' e magari a speculare. E quindi ecco sogni e invettive, campi distrutti dalle ruspe e tv accese, tendopoli spettrali e carriole sequestrate, perché anche sgombrare la propria città dalle macerie è un gesto eversivo. Irruento, generoso, diseguale. Un film fatto per «scavare con gli occhi» che non sempre trova un centro ma scava eccome, anche in chi lo vede." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 22 aprile 2011)