IMPIEGATI

ITALIA 1985
Luigi - un neolaureato modenese, ragazzo tranquillo, mite e beneducato - entra a far parte dell'amministrazione di un grande Istituto bancario nella sede di Bologna. Incontra, ai suoi primi passi nel lavoro, una trentina di colleghi di ambo i sessi suoi coetanei e, poco a poco, li conosce tutti. Il padre, già funzionario della stessa Banca, gli concede in uso un suo villino, nel quale sarà subito ospitato anche Dario, figlio di un vecchio amico. Mentre Dario, ragazzo introverso e pigro, frequenta saltuariamente e con scarsa convinzione una Facoltà d'arte, Luigi stringe amicizia con il collega Enrico, un tipo arrivista e disinvoltamente portato ad ogni possibile compromesso e, infatti, quest'ultimo prega assai presto Luigi di istruire "con un occhio di riguardo" la pratica di "fido" inoltrata alla Banca da un certo cliente. Luigi acconsente (farà, in pratica, con una certa larghezza la valutazione di un vecchio immobile a garanzia); viene poi invitato da Enrico a casa sua e addirittura lasciato solo con la moglie Annalisa, donna assai disinibita. Luigi instaura poi un buon rapporto di amicizia con Valeria ed accompagna in discoteca un'altra collega, che è l'amica del suo frustratissimo e lamentoso capo ufficio. Tuttavia, da una parte e dall'altra, tutto si svolge, attraverso la ritualità dei gesti necessari, con impegni assai poco convinti. Tra una serata in pizzeria, l'accesso al "golf" bolognese (che sempre Enrico gli ha facilitato) e qualche divertimento in ambienti bene, Luigi sembra ormai avviato sul tran tran di una vita piuttosto tranquilla, ma di limitatissime soddisfazioni. L'amore per Annalisa viene da questa deluso, anzi la donna fa presto ad incapricciarsi (e più seriamente, forse) dell'irresoluto Dario. In Banca, a questo punto, la faccenda del "fido", che tanto premeva a Enrico, viene a galla e ne nasce un'inchiesta: sull'operato e la leggerezza di Luigi, incauto novellino, si passa sopra, ma Enrico viene dimissionato (se ne andrà con la moglie) ed il capo ufficio (sia pure finalmente promosso) subito trasferito in altra città. Enrico tuttavia accusa Dario, davanti all'attonito Luigi, chiama al telefono Annalisa e tronca il loro rapporto. Poi chiede in prestito a Luigi la macchina per andare a trovare i suoi cari. Poco dopo, Luigi apprende che Dario è morto (un incidente? forse un suicidio?) e il giorno dopo riprende la sua solita vita in Banca, dove lo attende la "routine" del lavoro e dei consueti pettegolezzi, mentre neppure con una dattilografa assunta di fresco riesce a stabilire un semplice rapporto di cordiale colleganza o di una qualche prospettiva avvenire.
SCHEDA FILM

Regia: Pupi Avati

Attori: Claudio Botosso - Luigi Stanzani, Giovanna Maldotti - Marcella, Dario Parisini - Dario, Elena Sofia Ricci - Annalisa, Consuelo Ferrara - Valeria, Luca Barbareschi - Enrico, Marcello Cesena - Bebo, Raffaele Curi - Alberto, Gianni Musy Glori - Capo Uff Della Banca, Cesare Barbetti - Padre Di Dario, Ferdinando Orlandi - Padre Di Luigi, Nik Novecento - Nick, Carlo Giudice - Walter, Dario Zanelli - Direttore Della Banca, Isabella Ippoliti - Impiegata Della Banca, Lea Martini - Impiegata Della Banca, Zeno Pezzoli, Gianluigi Gaspari, Sosa Vulicevic, Grazia Scuccimarra, Ferdinando Gueli, Pino Tosca, Alberto Gimignani, Alessandro Partexano, Mauro Marchese

Soggetto: Pupi Avati, Antonio Avati

Sceneggiatura: Antonio Avati, Cesare Bornazzini, Pupi Avati

Fotografia: Pasquale Rachini

Musiche: Riz Ortolani

Montaggio: Amedeo Salfa

Scenografia: Giancarlo Basili, Leonardo Scarpa

Costumi: Steno Tonelli

Durata: 97

Colore: C

Genere: DRAMMATICO COMMEDIA

Specifiche tecniche: PANORAMICA TECHNOVISION TELECOLOR

Produzione: DUEA FILM, DANIA FILM, FILMES INTERNATIONAL, NATIONAL CINEMATOGRAFICA

Distribuzione: DMV (1985) - AVO FILM

NOTE
- GLI ESTERNI SONO GIRATI A BOLOGNA.

- NICK NOVECENTO E' LO PSEUDONIMO DI LEONARDO SOTTANI.

- AIUTO REGISTA: CESARE BASTELLI.

- SEGRETARIO EDIZIONE: PASQUALE POZZESSERE.
CRITICA
"Feroce e pungente nella presentazione dei personaggi, più scontato e slabbrato nelle conclusioni drammatiche, 'Impiegati' è un film che si vede volentieri. Senza scadere mai nella farsaccia fantozziana, Pupi Avati si riallaccia vagamente ad una tradizione cinematografica di ambiente impiegatizio (...) usando la banca come pretesto per un'indagine di costume.(...) Un cenno doveroso, infine, ai giovani interpreti, un autentico campionario di volti, voci e caratteri che il regista asseconda e guida con mano sicura." (Michele Anselmi, "L'Unità", 22 febbraio 1985)