Gabbla

Riflessione su immobilità e annullamento delle frontiere secondo Tariq Teguia. In Concorso, senza mezzi termini: Leone d'Oro o di marmo?

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ALGERIA 2008
Il topografo Malek accetta l'incarico che gli ha affidato il suo amico Lakhdar per andare a fare dei rilevamenti in una regione dell'Algeria occidentale. Tuttavia, una volta giunto sul posto e iniziato ad esaminare l'area, Malek scopre che alcuni campi sono stati minati e che dei fondamentalisti islamici stanno presidiando la zona. Poi Malek incontra una giovane africana in fuga e decide di scappare con lei. Inizia, così, la sua odissea attraverso il deserto...
SCHEDA FILM

Regia: Tariq Teguia

Attori: Kader Affak, Ines Rose Djakou, Ahmed Benaïssa, Fethi Ghares, Kouider Medjahed, Djalila Kadi-Hanifi

Sceneggiatura: Yacine Teguia, Tariq Teguia

Fotografia: Nacer Medjkane

Musiche: Bismillah Khan, Terry Riley, Sonic Youth, Fela Kuti, Ina Djakou, Cheikha Djenia, Christian Fennesz

Montaggio: Andrée Davanture, Rodolphe Molla

Altri titoli:

Inland

Durata: 140

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: NEFFA FILMS, CINE@

NOTE
- PREMIO FIPRESCI (MIGLIOR FILM VENEZIA 65) ALLA 65. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2008).
CRITICA
"Film di spazi e paesaggi nel tristissimo deserto maghrebino. Centoquaranta minuti di silenzi pesanti come piombo, tanto per dare il senso della perdutezza del personaggio principale, un topografo delle reti elettriche muto peggio di una mummia. Teguia viene definito l'Antonioni del Maghreb, ma alla sala è sembrato piuttosto un esperto ipnotizzatore, di quelli che ti fanno piombare in sonni profondi e senza sogni". (Roberta Ronconi, 'Liberazione', 5 settembre 2008)

"Teguia filma con lunghe inquadrature quasi fisse, dove il tempo reale scandisce ogni azione (e i due protagonisti fanno davvero poco: camminano, guardano, comunicano a monosillabi) riuscendo però a far sentire quel senso di soffocamento che trasmette un paesaggio sempre uguale a se stesso e insieme l'impotenza che gli algerini provano di fronte agli sterili dibattiti politici, all'arroganza della polizia, alle minacce dei fondamentalisti. Così che scomparire nel deserto sembra alla fine l'unica scelta possibile". (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 5 settembre 2008)

"Girato spesso con la macchina fissa (come faceva Pasolini), con scarsi dialoghi, il film lungo mette alla prova, ma ha anche molto fascino". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 5 settembre 2008)

"'Olmiano' il silenzioso topografo algerino spedito in una regione remota: tra poliziotti fetenti, nomadi impermeabili all'attualità, intellettuali che blaterano, clandestini del Ciad che saltano sulle mine degli integralisti, si mette in pausa o forse in fuga. Passo solenne alternato al delirio di un roadmovie lisergico". (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 6 settembre 2008)