Scene di vita provinciale vissuta alla Chabrol, tra una tazza di caffè e l'odore del sangue. Una damigella d'onore prova un'attrazione fatale per Philippe, venticinque anni, carino, al secolo Benoit Magimel. Ancor prima che sua sorella termini i festeggiamenti delle semplici nozze, lui e la damigella Senta (nome wagneriano) sono già a scambiarsi intime, incontrollate effusioni. Come sempre, è imprevedibile, malato, angoscioso e mimetizzato, lo sviluppo dei sentimenti e delle passioni che circondano e spesso stritolano i normali (o apparentemente tali) personaggi di Chabrol. Gli ultimi, li ricordiamo: una madre avvelenatrice (Grazie per la cioccolata), una famiglia corrotta e corruttibile (Il fiore del male) fino a questo La damoiselle d'honneur. Quando l'amore sboccia, nella storia della damigella e del tranquillo Philippe, gli innamorati si scambiano promesse e chiedono prove: il problema è che Senta vuole una testimonianza di fedeltà al limite, fissata in quattro richieste non trattabili, due delle quali abbiette, tra cui spicca e sorprende l'uccidere una persona a scelta. Bel pegno! Povero Philippe, crede sia uno scherzo. Per lui la carne ha la meglio sulla ragione, le decisioni che prenderà lo conducono sull'orlo dell'abisso. E i cadaveri saranno più d'uno. Ciò che conta in Chabrol, ben lo sappiamo, è la psicologia devastata o semplicemente malata che porta, con inesorabile e naturale lentezza, alla corruzione e perversione. Non è mai stato un voyeur dell'orrido, perché è più vero e pauroso mostrare subito la presenza del male e dei suoi diversi 'fiori'. Prendiamo Senta, interpretata da Laura Smet, che il regista elogia per la sua accuratezza e la sua naturale stravaganza, pur coltivando passioni non troppo rassicuranti: travisa la realtà, come Chabrol le chiede di fare, ma con serenità, senza isterismi, pian piano fino a quel barlume di follia, alla morte, alla putrefazione del corpo che appesantisce l'aria. Insomma, per Chabrol tutti possono avere il loro cadavere nell'armadio, ma solo lui lo nasconde come un fanciullo e lo mostra come un adulto che sa cosa sia, talvolta, la vita.