L’amore è un sistema complesso, incomprensibile, carico di silenzi e risvegli tempestosi nel cuore della notte. La regista Francesca Comencini descrive la passione in un mondo schizofrenico, tristemente reale, che allontana invece di avvicinare. Gli sguardi, “le parole che non ti ho detto” (e che ho solo pensato) si alternano alle liti furiose, all’incapacità di comprendersi anche se si dorme nello stesso letto.

Claudia insegna all’università e non ha più vent’anni. È inquieta di carattere, la serenità non le appartiene, e stritola le persone a cui vuol bene nella sua perenne insicurezza. Pensa solo a se stessa, alle ambizioni soffocate e ai sentimenti repressi. Quando incontra Flavio dopo il suono della campanella, nasce un legame tumultuoso, una storia che si infrange contro i microcosmi da cui entrambi non riescono a uscire.

Amori che non sanno stare al mondo è un film che scava nell’anima, tratto dall’omonimo romanzo della stessa Comencini. Qualche volta la regista si innamora un po’ troppo della cinepresa, e nei dialoghi anche la retorica fa la sua parte. Ma le emozioni ci toccano da vicino. Tutti vorremmo qualcuno che si prendesse cura di noi, anche solo per sentire una parola dolce dopo un incubo di mezzanotte.