Il gusto dell'anguria

Tian bian yi duo yun

FRANCIA 2005
Una giovane ragazza, Shiang-Chyi, torna da Parigi e realizza che la sua Taipei non è più come quando l'ha lasciata. La strada dinanzi alla stazione, piena di negozi, è stata rasa al suolo; così non le è possibile incontrare di nuovo Hsiao-Kang, l'orologiaio della strada. Molte cose sono cambiate e la città ha inoltre una grossa carenza di acqua potabile. Shiang-Chyi, per bere, è costretta a rubare un po' d'acqua nel luogo dove lavora, o di accontentarsi di succhi di frutta. Ma sembra l'unica ad affannarsi a conservare l'acqua e a cercare soluzioni, il resto della città sembra non curarsene neppure. Un giorno, durante una passeggiata nel parco, si imbatte in Hsiao-Kang, che la riconosce. Tra i due scocca immediatamente la scintilla e iniziano a incontrarsi a casa di lei. Ma anche l'uomo che ama non è quello che sembra: ciò che non sa è che Hsiao-Kang ora è un attore di film porno che gira in uno degli appartamenti dello stabile in cui abita Shiang-Chyi. Altri strani personaggi cominciano a costellare la sua vita, ma cosa accade quando le loro esistenze si incrociano?
SCHEDA FILM

Regia: Tsai Ming-liang

Attori: Lee Kang-sheng - Hsiao-Kang, Chen Shiang-chyi - Shiang-Chyi, Lu Yi-ching, Yang Kuei-Mei, Sumomo Yozakura, Hsiao Huan-Wen, Lin Hui-Xun, Jao Kuo-Xuan, Huang Lee-Hsing, Chou Xun-You, Chang Yu-Wei, Hu Huan-Wen, David Yang, Hung Shu-Mei, Hsu Tian-Fu

Soggetto: Tsai Ming-liang

Sceneggiatura: Tsai Ming-liang

Fotografia: Liao Pen-jung

Montaggio: Chen Sheng-Chang

Scenografia: Yip Kam-Tim

Costumi: Sun Huei-Mei

Altri titoli:

Un nuage au bord du ciel

The Wayward Cloud

La saveur de la pastèque

La nuvola capricciosa

Durata: 109

Colore: C

Genere: MUSICALE EROTICO COMMEDIA

Specifiche tecniche: 35 MM, 1:1.85

Produzione: ARENA FILMS [FR], HOMEGREEN FILMS, ARTE FRANCE CINEMA

Distribuzione: BIM

Data uscita: 2005-11-25

NOTE
- TRA GLI INTERPRETI: LA PENNY WU JAZZ DANCE COMPANY.
CRITICA
"Osceno, coloratissimo, imprevedibile, esilarante. E poetico, concettuoso, pieno di gemiti e di canzoni ma povero di parole, rutilante e insieme estenuante. Dai tempi di 'Vive l'amour' ogni film di Tsai Ming-liang è una scommessa, ma 'The Wayward Cloud' ('La nuvola smarrita') è una parata di contraddizioni. (...) Cercare un senso però è un (nostro) vizio, non un obbligo. E per apprezzare il film, che suscita risate irrefrenabili o tedio e irritazione, conviene accantonare ogni pretesa di racconto per godersi i numeri erotici e musicali. La polpa sconcia dei cocomeri da alcova, il balletto a sessi invertiti, il numero tardo pop dell'uomo-fallo circondato di ballerine col seno e la testa coperti da imbuti e secchi rossi mentre lui è avvolto da tubi di gomma. Vista l'insistenza anche comico-grottesca sull'hard, è difficile dire se e come il film arriverà in Italia. Gli entusiasti comunque lo troveranno provocatorio e geniale. Gli scettici invece continueranno a sperare che Tsai si disamori un pochino di sé e cerchi le forme e i ritmi capaci di rendere il suo zampillante talento meno erratico e autoindulgente." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 17 febbraio 2005)

"Nei grandi festival, grande è la dimensione. Di solito il resto è piccolo. A che cosa servono, allora, i piccoli film dei grandi festival? A far lavorare registi marginali come Tsai Ming-Liang, autore di uno dei più deliranti film da festival: 'Il buco' (Cannes, 1998). Tsai Ming-Liang ha nostalgia per la Nouvelle Vague e la trapianta nella Taipei di oggi, ideando vicende sempre strampalate, come questa del 'Gusto dellanguria', premiato all'ultimo festival di Berlino per contributi speciali non meglio definiti. Dato che il film racconta di un pornoattore, la motivazione suscitò commenti salaci." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 25 novembre 2005)

"Quello di Tsai Ming-Liang è un cinema di un pessimismo integrale, che fa della disperazione uno stile. Inutile volerne mettere insieme i pezzi in un disegno coerente, perché 'Il gusto dell'anguria' è costruito su una serie d'inquadrature lunghe, intervallate da 'numeri' musicali con balletti e canzoni, ma ambientati in squallidi capannoni e cessi pubblici (?) Nella coerenza - agghiacciante - di un mondo dove tutto è merce, in cui dominano il vuoto esistenziale e la solitudine sessuale mentre i sentimenti diventano irriconoscibili anche da chi li prova. Il regista cinese possiede uno stralunato senso dello humour, nero e repulsivamente affascinante. Vi aggiunge un istinto di provocazione, non destinato a piacere a tutti." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 25 novembre 2005)

"Maneggiare con cura, è un capolavoro per chi ama il cinema del silenzio e l' infelicità made in Taiwan dove la scena fissa ha tempi emotivi perfetti. Ming-Liang, geniale autore di 'Vive l'amour!', racconta due destini che s' uniscono in un luogo minacciato da siccità, in cui l'anguria si fa bevanda e viene usata in modo improprio e sadico nel sesso. E' amore estremo, come sanno i fan del grande Tsai, che qui prova a inserire, indicando la finzione, alcuni numeri da musical di cui uno cult nei cessi. Un film sul corpo, la cosa più bella e più laida: lui è attore porno e il regista fa il voyeur. La fiducia nell'immagine immota, la crudeltà del travolgente finale con il coito conto terzi e il viso affondato nel sesso, la desolazione di questo impero dei sensi in cui il volto è davvero uno specchio di emozioni negate, fanno di questo film una grande esperienza in cui bisogna sintonizzarsi." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 26 novembre 2005)


"Bisogna dire che 'The Wayward Cloud' del regista taiwanese Tsai Ming-Liang non ha provocato il consueto fuggi fuggi dalla sala, puntualmente preso come un trionfo dai cinéfili di punta, anche se poi è difficile capire quanto dell'esito sia dovuto alla qualità dello stile e del messaggio e quanto agli inserti che estendono in lungo e in largo la provocazione del prologo. La rarefatta trama, in effetti, incrocia tre motivi nell'amorucolo tra due naufraghi della metropoli: la penuria d'acqua che flagella la popolazione, le fantasie dell'attore che si materializzano nelle coreografie follemente kitsch di musical in stile orientale e, appunto, la visione parodica delle laboriose pratiche del porno. Quindi è superfluo lasciarsi andare a referti critici che lascerebbero il tempo che trovano: 'The Wayward Cloud' appartiene a quel genere di film che si vedono solo ai festival." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 17 febbraio 2005)